giovedì 21 novembre 2013

TUTELA DEI MINORI : MAGGIORI AIUTI PER LE FAMIGLIE D'ORIGINE, ADOTTANTI ED AFFIDATARIE

Negli ultimi dieci anni l'istituto dell'affido ha erroneamente assunto il carattere di misura permanente. Occorre invece ritornare alla originaria caratteristica della temporaneità e garantire espressamente il diritto del bambino a crescere in primo luogo nella famiglia d'origine, prevedendo che i nuclei familiari in difficoltà ricevano un adeguato sostegno dallo Stato, dalle Regioni o dagli Enti locali così come sancito dalla Legge n.149/2001". A dichiararlo è la Cittadina al Senato Enza Blundo, Vice Presidente della Commissione Bicamerale per l'Infanzia e l'Adolescenza, intervenendo al Convegno " Come rilanciare Adozioni ed Affidi" tenutosi ieri a Palazzo Chigi.

"Nell'ottica della tutela della famiglia d'origine - continua la Cittadina - riveste sicuramente grande importanza l'esperienza virtuosa di prevenzione, portata avanti dal Ministero del Lavoro, finalizzata alla creazione di una rete di collaborazione tra tutti gli enti pubblici e privati per il supporto alle famiglie in difficoltà, volta ad evitare l'allontanamento dei minori".


"Alla luce degli interessantissimi interventi dei partecipanti mi auguro che da questo evento inizi un nuovo percorso che, tenendo conto delle condizioni emotive vissute dai ragazzi nelle fasi di allontanamento dal vissuto precedente o di inserimento nelle nuove realtà di accoglienza, approdi a condizioni legislative più favorevoli e ad una maggior coordinamento di tutte le realtà operanti, evitando sovrapposizioni di ruoli e compiti. Auspico infine che si proceda al necessario riequilibrio nella distribuzione delle risorse tra le case famiglia e le famiglie di origine, affidatarie ed adottanti, fino ad oggi penalizzate - conclude Blundo.









LE MIE IDEE SUL FUTURO ASSETTO DI VIA ROMA E PORTA BARETE.




 

Ho apprezzato particolarmente la decisione di invitare la cittadinanza, le associazioni e le istituzioni a partecipare all’assemblea pubblica sul futuro assetto di via Roma e Porta Barete. Appare allora indispensabile, oggi più che mai, cogliere l'occasione creatasi da questo primo incontro con la cittadinanza per creare un “Urban Center” che renda i cittadini tutti (e non solo quelli direttamente coinvolti nelle opere) consapevoli delle modalità di gestione dei fondi e della scelta di aree, interessate di volta in volta dagli interventi di recupero. Solo in questo modo, attraverso la partecipazione attiva e la condivisione delle idee,  si potrà ricostruire il tessuto sociale e il patrimonio culturale della nostra comunità. A tal fine, ritengo sia necessario avviare un percorso di progettazione partecipata, attraverso il quale si possano individuare le idee e le soluzioni che consentano non solo di ripristinare l'antico splendore della Porta, ma l’intero percorso delle mura con un progetto che valorizzi  la stessa Porta di Bagno senza penalizzare i cittadini ivi residenti prima del terremoto, che devono essere tutelati e garantiti nei loro diritti, con tempi adeguati e modalità chiare per una ricollocazione delle abitazioni.
Purtroppo non ho potuto presenziare a questa importante assemblea in quanto impegnata nella Commissione Infanzia per l'organizzazione di un convegno, ma voglio comunque sottolineare la necessità di ricostruire intelligentemente; pertanto il recupero di porta Barete ci offre l’occasione di restituire spazio e bellezza alla cinta muraria e un intervento qualificante di questa portata potrà essere meglio compreso dalla popolazione qualora venga gestito con la massima informazione negli obiettivi finali e con la massima trasparenza nelle azioni e interventi intermedi. 
Accanto al ripristino del principale accesso a Ovest della città, imponente con la sua complessa struttura con antiporta e torrioni, volevo porre all’attenzione la possibilità di valutare il recupero della preziosa chiesetta di S. Maria degli Angeli che conserva l’icona miracolosa di Maria ed era oggetto di visita dei viandanti e di chi accedeva alla città. Si trova collocata nel posto più panoramico ed è stata dimenticata per troppo tempo sebbene nella ricostruzione a seguito del sisma del 1700 fu adornata con il recupero della facciata.  Questi interventi di recupero condivisi con la cittadinanza andrebbero poi inseriti in un contesto più ampio di valorizzazione del patrimonio artistico mediante la realizzazione di un percorso pedonale che colleghi le antiche Porte e consenta di apprezzare maggiormente l'immenso patrimonio di culturale di cui abbiamo tutti diritto di beneficiare. Riportare alla luce i nostri antichi monumenti è un dovere morale soprattutto oggi che si sta cercando di ricostruire una città all'insegna dell'armonia e della bellezza e, a mio parere, la vocazione di L'Aquila è sulla base della cultura, della musica, della storia e di un alto turismo religioso, considerando la porta Santa della Perdonanza e la piccola chiesa contenuta nel complesso della Lauretana.

giovedì 7 novembre 2013

IL DECRETO SCUOLA MIGLIORATO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI PER MERITO DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE MA DOVE SONO I FONDI PER LA SCUOLA PUBBLICA?






IERI SONO INTERVENUTA IN AULA IN DISCUSSIONE GENERALE SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE DEL DECRETO LEGGE N.104 RIGUARDANTE LA SCUOLA E L' UNIVERSITA'. DI SEGUITO IL MIO INTERVENTO INTEGRALE:

Signora Presidente, onorevoli colleghi, 

come è avvenuto molte altre volte in questa legislatura per decreti-legge riguardanti altri settori, il mondo della scuola e dell'università aveva riposto notevoli aspettative su questo provvedimento; buoni auspici che ben presto si sono però trasformati in cocente delusione. Da questo decreto-legge ci si attendeva ben altro, soprattutto perché dopo anni di riforme inutili e fortemente peggiorative si pensava fosse finalmente giunto il momento di sottrarre la scuola e l'università dallo stato di incertezza, confusione e precariato che la caratterizza assicurando maggiore stabilità a tutto il comparto istruzione.
Anche questa volta però il Governo Letta ha confermato il criterio che da sette mesi caratterizza la sua azione politica: dare la percezione di cambiare tutto per poi, alla fine, lasciare immutato lo stato delle cose.
Venendo all'analisi nel merito del provvedimento, non può non saltare subito all'occhio il fatto che il decreto-legge non mette a disposizione risorse importanti per l'edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli edifici. Questa è una delle priorità che il Governo PD-PdL dovrebbe affrontare, ma ai cittadini è sempre più chiaro, cari colleghi del partito unico, che sulle vere necessità del Paese annaspate non poco a trovare una larga intesa. Oppure, quelle poche volte che riuscite a mettervi d'accordo al punto da destinare 150 milioni di euro all'edilizia scolastica, come è avvenuto nel decreto-legge del «non fare», non consentite agli enti locali di poter accedere realmente ai fondi imponendo strettissime scadenze temporali nella presentazione dei progetti di ristrutturazione.
Le aule cadono a pezzi, 10.000 istituti andrebbero addirittura abbattuti perché non sono a norma. Dobbiamo aspettare la tragedia? Dobbiamo aspettare che qualche classe cada addosso ai nostri figli per fare qualcosa?
«Cittadinanzattiva» nell'ultimo «Rapporto su sicurezza, qualità e accessibilità a scuola», ha evidenziato che il 67 per cento degli edifici scolastici monitorati si trova in zone ad alto rischio sismico e solo il 44 per cento delle scuole possiede il certificato di agibilità statica, il 38 per cento quello di agibilità igienico-sanitaria ed il 37 per cento quello di prevenzione incendi. Allo stesso tempo, siamo costretti ad osservare impotenti che i partiti continueranno a spartirsi, per il 2014, 91 milioni di euro di finanziamenti pubblici e nella legge di stabilità si prevedono 220 milioni di euro di finanziamenti alle scuole private.
Abbiamo ancora nelle nostre menti e nei nostri cuori il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia del 31 ottobre 2002, in cui persero la vita 27 bambini e la loro maestra. Quei 27 angeli ci guardano e noi ci vergogniamo ai loro occhi per voi, ma il Movimento 5 Stelle non dimentica!
Inoltre mi domando e vi domando: in che misura le risibili risorse messe a disposizione da questo provvedimento potranno effettivamente migliorare la scuola e l'università pubblica?
Credo che dobbiamo essere estremamente sinceri, cari colleghi, e sgombrare il campo da qualsiasi illusione: questi 450 milioni non produrranno effetti sensibili sulla realtà, anche perché si tratta di misure tampone ed estremamente frammentarie che fondamentalmente non risolvono nessuno dei problemi della scuola e soprattutto non consentono di aprire nuovi scenari e nuove opportunità, come ad esempio l'adeguamento ed il collegamento dei programmi didattici alla valorizzazione dei parchi pubblici e nazionali, perché non sono state inserite nel decreto norme volte a facilitare e garantire una maggiore integrazione degli studenti diversamente abili e si continua inoltre a non prevedere misure efficaci per la riduzione delle drammatiche percentuali di abbandono e dispersione scolastica.
Investire nella scuola deve essere prioritario per qualsiasi Governo che voglia bene ai propri cittadini. Chi non investe sui giovani dimostra di non avere una visione del futuro.
Non erano previste nemmeno norme volte ad assicurare una sana alimentazione nelle mense scolastiche, ma grazie al notevole lavoro del nostro Gruppo alla Camera dei deputati sarà obbligatorio l'utilizzo, all'interno delle stesse mense, di un'adeguata quota di prodotti biologici, oltre al divieto di somministrazione mediante distributori di alimenti che danneggiano la salute degli studenti, perché contenenti additivi, zuccheri, caffeina e teina.
I programmi che il Ministro dell'ambiente dovrà approntare in merito al consumo consapevole in ambienti scolastici dovranno basarsi su prodotti locali, stagionali e biologici e dovranno coinvolgere organizzazioni e associazioni che si occupano di consumo in un'ottica consapevole e solidale. Ed è ancora merito del Movimento 5 Stelle se alla Camera è stata inserita nel provvedimento la garanzia per gli studenti stranieri maggiorenni di poter disporre, subito dopo aver terminato la formazione scolastica universitaria, di dodici mesi di tempo per la ricerca di un'occupazione, evitando in questo modo la loro immediata espulsione. Nonostante quindi il provvedimento sia stato in alcuni aspetti riformulato, soprattutto grazie al fattivo contributo dei colleghi Cinque Stelle della Camera, questo decreto resta ugualmente inadeguato a risollevare il sistema scolastico e universitario italiano, fortemente smontato nella sua valenza culturale e sociale.
Si parla di grandi programmi per le scuole, che non hanno neppure le necessarie risorse per la didattica quotidiana e i cui docenti sono mortificati da un alto rapporto fra il numero degli alunni e i docenti.

mercoledì 6 novembre 2013

ACCOLTO IL MIO ORDINE DEL GIORNO PER LA GRADUALE PARIFICAZIONE DEGLI STIPENDI DEI DIPENDENTI DEL SENATO A QUELLI DEI DIPENDENTI DELLE ALTRE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI







 OGGI SONO INTERVENUTA IN AULA PER ILLUSTRARE UN MIO ORDINE DEL GIORNO FINALIZZATO  AD IMPEGNARE L'UFFICIO DI PRESIDENZA E IL COLLEGIO DEI QUESTORI DEL SENATO A PROCEDERE AD UNA GRADUALE PARIFICAZIONE DEGLI STIPENDI DEI DIPENDENTI DEL SENATO A QUELLI DEGLI ALTRI DIPENDENTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. 

Presidente, Colleghi,


secondo i dati Ocse, l’Italia è tra i paesi in cui la disparità è cresciuta di più insieme a Regno Unito e Giappone. In Europa, secondo i dati Eurostat sono le metropoli le aree dove le retribuzioni tendono ad essere più elevate e dove si ampliano le distanze tra i "più ricchi" e i "più poveri". Il picco continentale si registra nell’area di Londra dove la retribuzione media del 10 per cento più ricco è pari a 104 mila euro mentre lo stipendio lordo medio di chi guadagna meno è di poco inferiore a 17 mila euro con un rapporto che raggiunge il 6,1. Rapporto "meno equo" anche a Bruxelles (3,7), Madrid (4,5), Amburgo (4,2) e Parigi (3,9).

L’ineguaglianza a propostito dell’attuale e crescente disparità retributiva non è di per sé negativa ma per non esserlo dovrebbe soddisfare tre condizioni: la società nel complesso dovrebbe essere  più ricca; ci dovrebbe essere una rete di sicurezza per i più poveri e ciascuno  al di là della classe, etnia, credo o sesso, dovrebbe poter avere un’oppurtunità per migliorare la propria condizione.

La differenza di stipendio tra medesimo ruolo e diversa collocazione ha sempre generato malcontento ed è inspiegabile la motivazione se non quella di classe protetta.

Ma se ciò è stato possibile in una condizione di benessere generale, nelle condizioni in cui versa oggi il Paese con una povertà crescente denunciata dalla Caritas quasi 1,7 milioni di italiani sono vittime della crisi, e di politiche economiche sempre più fallimentari e dannose.

Una povertà diffusa che in Italia non si concentra più solo nelle città metropolitane, ma anche nelle città di provincia, negli entroterra.

E a scivolare nella miseria diventa molto più facile, soprattutto per il ceto medio, falcidiato dalla crisi, ed i lavoratori autonomi  che in caso di perdita di lavoro non hanno nessuna tutela, non esistendo in Italia il reddito minimo di cittadinanza, come in quasi tutta Europa, e sono ignorati dai sindacati e dalla classe politica.

Sono in forte aumento le richieste di aiuto che provengono dalla fascia di età compresa tra i 35-44 anni

Ed aumentano anche i senza tetto.

E’ evidente che nella situazione socio-economica nella quale si trova il sistema Italia, diventa ancor più inaccettabile e credo personalmente difficile da pretendere una permanente disparità di trattamento.

L'unica possibilità che si ha per combattere la crisi economica e valoriale e' quella di creare alleanze, di lavorare in comunione mettendo a servizio del bene comune le poche risorse disponibili.

L’ordine del giorno presentato a mia firma nasce da queste considerazioni ed è indirizzato ad una rivisitazione di privilegi eccessivi per riequilibrare il bilancio dello stato ma soprattutto il bilancio di giustizia sociale con sacrifici distribuiti equamente su tutti e non sempre e solo sui più deboli. 

È  innegabile che il personale dipendente del Senato  sia caratterizzato da notevoli competenze e professionalità che costituiscono un validissimo supporto allo svolgimento dell'attività istituzionale ma è altrettanto vero come i loro stipendi non siano allineati a quelli dei dipendenti delle altre Pubbliche Amministrazioni. Come gruppo sicuramente abbiamo fruito della disponibilità e professionalità di tutto il personale del Senato impiegato nelle diverse mansioni.

Per questo motivo, al fine di razionalizzare i costi interni di gestione e procedere ad una graduale parificazione degli stipendi erogati dal Senato a quelli delle altre Pubbliche Amministrazioni, chiediamo con questo Ordine del Giorno l'impegno, da parte del Consiglio di Presidenza e del Collegio dei Senatori Questori, a prevedere un riallineamento degli attuali trattamenti salariali di tutto il personale dipendente del Senato con quelli dei dipendenti delle altre pubbliche amministrazioni, partendo dalle fasce retributive più elevate.

Inoltre, prevediamo con questo Ordine del Giorno il blocco dell'aumento degli stipendi nelle parti finali di carriera e il divieto di cumulo, per i dipendenti in quiescenza, dei trattamenti pensionistici erogati dal Senato con i redditi da lavoro. 

Di seguito il testo dell'ODG accolto:


Il Senato,
            valutato il progetto di bilancio interno per il 2013,
        premesso che:
            il personale dipendente del Senato della Repubblica si contraddistingue per eccellente professionalità, a fondamentale supporto delle complessive attività dell'Organo;
            è tuttavia innegabile che le curve stipendiali dei dipendenti risultino non allineate rispetto a quelli delle pubbliche amministrazioni;
            è opportuno, dunque, nell'ambito della complessiva riduzione della spesa dello Stato, provvedere alla razionalizzazione dei costi interni di gestione, attraverso un progressivo adeguamento dei regimi stipendiali del Senato rispetto a quelli erogati dalle amministrazione pubbliche, a parità di funzioni,
        impegna, per quanto di rispettiva competenza, il Collegio dei Senatori Questori e il Consiglio di Presidenza, nel rispetto delle previste procedure in materia di relazioni sindacali:
            a prevedere progressive misure per l'allineamento tra i trattamenti stipendiali in essere con quelli dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, tenuto conto della specificità di questa Istituzione;
            a voler proporre, per i dipendenti in quiescenza, limiti di cumulo fra trattamenti pensionistici erogati dal Senato e redditi da lavoro.