giovedì 17 aprile 2014

IL MIO INTERVENTO SULLE RIFORME IN COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI : ZERO QUORUM E PIU' DEMOCRAZIA




Questa settimana sono intervenuta in Commissione Affari Costituzionali sull'importantissimo ed attuale tema delle riforme previste dal Disegno di Legge Costituzionale del Governo riguardante il superamento del bicameralismo perfetto, la revisione del titolo V della Costituzione e la riduzione del numero dei parlamentari, poiché ho presentato il 22 maggio 2013 un Disegno di Legge Costituzionale per la riforma di alcuni aspetti della seconda parte della Costituzione: "Quorum Zero e Più Democrazia. Si tratta di una proposta di Iniziativa popolare presente tra i 10 punti del M5S e depositata con 50 mila firme nella scorsa legislatura, ma completamente ignorata.



In primo luogo, nel mio intervento ho evidenziato come la riforma del Governo sia un tentativo del Presidente del Consiglio Renzi di ridurre ulteriormente i già esigui margini di controllo dei cittadini sull'attività politica e se fossimo in un paese normale non si darebbe ad un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza numero 1/2014 della Corte Costituzionale la possibilità di fare le riforme costituzionali. Il Governo sta, infatti, strumentalizzando l'emergenza dettata dalla grave crisi economica del Paese e la giustificata insofferenza dei cittadini, per affrettare i tempi della legislazione, proponendo una riforma che non elimina il Senato, bensì lo svuota di qualsiasi prerogativa, riducendolo ad una Camera di non eletti dal popolo, incapace ad esercitare funzione di controllo sull'operato del Governo.

Fatte queste dovute premesse ho espresso con pieno convincimento la necessità che la Riforma della Seconda Parte della Costituzione vada,invece, nella direzione diametralmente opposta a quella proposta da Renzi, abbracciando ben altri aspetti, contenuti nel Disegno di Legge a mia prima firma n. 702: garanzia del diritto dei cittadini di veder discusse le proprie leggi in Parlamento, assicurando alle leggi di iniziativa popolare pari dignità, introduzione del principio della revoca degli eletti che non rispettano gli impegni presi ed estensione dei diritti referendari, mediante l'introduzione dei referendum confermativi e propositivi e l'eliminazione del quorum.



Di seguito il mio intervento integrale.


Presidente, Colleghi
dopo aver, nelle ultime settimane, ascoltato solo annunci ed assistito a continui rinvii, oggi si inizia a discutere anche in Parlamento della modifica della seconda parte della Costituzione, potendo finalmente far riferimento ad un testo ufficiale e definito.



Sul disegno di Legge Costituzionale del Governo, fin dalle prime indiscrezioni di stampa, abbiamo espresso la nostra netta contrarietà. Innanzitutto perché riteniamo che se fossimo in un paese normale non si darebbe ad un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza numero 1/2014 della Corte Costituzionale la possibilità di fare le riforme costituzionali.



In secondo luogo perché una riforma della seconda parte della Costituzione impostata sul monocameralismo, sull’accentramento della organizzazione amministrativa e sul rafforzamento dei poteri dell’Esecutivo e quindi di riflesso del Presidente del Consiglio, non  può non definirsi “autoritaria”.


Quella di cui stiamo discutendo è una finta riforma, proposta da un Presidente del Consiglio anagraficamente giovane ma politicamente vecchio, che con questo disegno di legge costituzionale, assieme all’Italicum che dovremmo tra poche settimane anche discutere, vuole raggiungere un unico obiettivo: far diventare ancor di più la politica uno spazio chiuso, riducendo ulteriormente i già esigui margini di controllo dell’attività politica da parte dei cittadini.   



Il Governo sta strumentalizzando la giustificata rabbia ed insofferenza degli italiani a causa dell’immobilismo ventennale della classe politica, per fare in fretta e furia una riforma della seconda parte della Costituzione che non eliminerebbe il Senato (come viene invece erroneamente detto dai mezzi di informazione), ma lo svuoterebbe sostanzialmente di qualsiasi prerogativa, declassandolo a Camera secondaria.



Molti aspetti di questo testo fanno riflettere, ma vi invito colleghi a soffermarvi sulla modifica che si vorrebbe apportare all’articolo 70 della nostra Carta. Nel nuovo comma 3 dell’articolo si prevede di inserire che “ ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato delle Autonomie che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti può disporre di esaminarlo”.  


La riflessione è sulla parola “ disporre” che sembra faccia intendere come una semplice richiesta della minoranza non sia sufficiente per poter esaminare un provvedimento, ma occorra invece una deliberazione ad hoc dell’assemblea affinché ciò possa avvenire.



Si tratta di un dubbio lessicale che va sciolto in quanto potrebbe incidere notevolmente sull'ambito di azione del Senato. Nel caso sia sufficiente la richiesta potrebbe essere teoricamente amplissimo, nel caso della deliberazione potrebbe invece essere praticamente nullo il potere delle minoranze di far pronunciare il Senato sulla Proposta di Legge prodotta dalla maggioranza dell'altra Camera.



Come accennavo prima, verrebbe inoltre fortemente ridimensionato  il potere effettivo di controllo e di inchiesta del Parlamento perché tale potere rimane affidato solo alla Camera dei Deputati che sarà, a causa dell’Italicum e al fatto di essere l’unica ad esprimere la fiducia all’Esecutivo, un organo fortemente allineato al Governo.



Un Governo, inoltre, che vedrebbe fortemente ampliati i propri poteri. Oltre ai già conosciuti ed abusati decreti legge, si  aggiungerebbero infatti i disegni di legge definiti "urgenti" dal Governo che verrebbero posti in votazione entro data certa, e senza esame e discussione degli emendamenti. Questo ulteriore accentramento rappresenterebbe la morte definitiva della nostra repubblica parlamentare.



La riforma della seconda parte della Costituzione dovrebbe, invece, a nostro avviso andare nella direzione opposta, soprattutto in momento storico come quello attuale fortemente delicato sia dal punto di vista economico che politico, abbracciando ben altri aspetti: assicurare il diritto ai cittadini di proporre e veder discusse le proprie leggi in Parlamento, riconoscendo alle leggi di iniziativa popolari pari dignità e possibilità di essere discusse in Parlamento; introdurre il principio della revoca degli eletti che consentirebbe ai cittadini-elettori di sfiduciare e sostituire il rappresentante eletto in qualsiasi momento del mandato qualora non ottemperi agli impegni presi con gli elettori;  estendere i diritti referendari, mediante l’introduzione del referendum confermativo che permetterebbe ai cittadini, qualora lo ritengano necessario, di esprimersi sull’effettiva entrata in vigore delle leggi approvate dal Parlamento, nonché del referendum propositivo che consentirebbe ai cittadini di esprimersi su una proposta di legge di un Comitato Promotore e di obbligare il legislatore a dare attuazione alla proposta entro un lasso di tempo; eliminare l’ostacolo del quorum quando i cittadini sono chiamati ad esprimersi e prendere una decisione tramite lo strumento del referendum.


Novità che abbiamo proposto in un Disegno di Legge a mia prima firma, il numero 702 che, se introdotte, rappresenterebbero una svolta epocale, il vero cambiamento, l’affermazione della politica come partecipazione e non come campo di azione e decisione dei poteri forti, direzione verso cui questo testo sembra invece inequivocabilmente andare.