ATTIVITA' PARLAMENTARE

GIOVEDI' 5 MARZO 2014

IERI SONO INTERVENUTA IN AULA PER CHIEDERE AL GOVERNO DI ESERCITARE IL PRIMA POSSIBILE LA DELEGA CONTENUTA NEL DDL 925 SULLE DEPENALIZZAZIONI ED APPROVATA CON L'EMENDAMENTO 2.214 CHE INTENDE TRASFORMARE L'OMESSO VERSAMENTO, FINO AD UN IMPORTO DI 10.000 EURO, DEI CONTRIBUTI DA PARTE DEI DATORI DI LAVORO DA REATO PENALE IN ILLECITO AMMINISTRATIVO. 

 Signor Presidente, 

colleghi, il 21 gennaio scorso, in sede di discussione dell'Atto Senato n. 925, contenente deleghe al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio, è stato approvato l'emendamento 2.217 (testo 2), a mia prima firma, confluito poi nell'identico emendamento 2.214 (testo 2), del relatore Casson, con il quale si è trasformato l'omesso versamento dei contributi INPS, per conto dei lavoratori, da parte del datore di lavoro da reato ad illecito amministrativo, a patto che lo stesso non ecceda il limite di 10.000 euro annui. Nello stesso emendamento è stato ribadito che il datore di lavoro non risponde a titolo di illecito amministrativo se provvede al versamento entro il termine di tre mesi dalla contestazione.
Con il voto favorevole dell'Assemblea abbiamo quindi riconosciuto giusto andare incontro alle esigenze di molti piccolissimi imprenditori, che in una situazione di forte crisi economica sono destinati a subire i relativi decreti penali di condanna. Siamo consapevoli che ci sono piccole imprese che lavorano con le pubbliche amministrazioni e si trovano nell'impossibilità temporanea di pagare le ritenute per conto dei lavoratori dipendenti. L'eventuale apertura di un procedimento penale comporta l'attivazione di norme stringenti per l'eventuale ricezione del DURC, che sono state inasprite dal Governo Letta con il decreto-legge n. 69 del 2013, ma che sono fondamentali per avere il dovuto compenso e non rischiare la chiusura. I piccoli imprenditori chiedono semplicemente di poter continuare a lavorare, nonostante le costante pressioni di INPS ed Equitalia.
Con il mio breve intervento, signora Presidente, intendo oggi sollecitare il Governo all'esercizio tempestivo di tale delega, perché continuano ad accadere casi drammatici, come quello di un imprenditore veneto che dopo aver subito il pignoramento della casa e dell'attività e non essere stato in grado neanche di assolvere al pagamento del funerale della moglie, si è visto condannare pochi giorni fa dal giudice per non avere versato una modica cifra. Questo, signori, è il quadro di disperazione a cui siamo tenuti a mettere la parola «fine»: piccoli e piccolissimi imprenditori che aspettano da questo Governo misure efficaci, piccoli segnali, che possono rappresentare una vera e propria boccata d'ossigeno in un momento economicamente così duro e difficile. Mi auguro che il Governo Renzi cominci presto a fare i fatti.



Giovedì 16 gennaio 2014

DOPO GLI SCANDALI SCOPPIATI A L'AQUILA IN QUESTI GIORNI SONO NUOVAMENTE INTERVENUTA IN AULA PER RICHIEDERE L'ISTITUZIONE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA SULLA RICOSTRUZIONE POST SISMA.





Presidente Colleghi,



i cittadini abruzzesi ed aquilani, quelli ONESTI, stanno vivendo giorni molto difficili a causa dei continui scandali ed inchieste che nelle ultime ore stanno spazzando via l'intera classe politica impegnata in questi anni nella gestione della fase di ricostruzione a L'Aquila e in Abruzzo.

Oltre ad assistere al quasi certo e vergognoso dietrofront sulle dimissioni da parte del Sindaco di L'Aquila Massimo Cialente i cittadini sono ormai quotidianamente costretti ad ingoiare pillole di malaffare, l'ennesima questa mattina.

La stampa locale, infatti, riporta la notizia di una scuola, l'istituto per geometri De Nino-Morandi di Sulmona, ricostruita malamente con i fondi del terremoto.

I magistrati aquilani, nell'ambito della più ampia inchiesta sugli "affari degli Istituti Scolastici da mettere in sicurezza" hanno accertato che la scuola De Nino-Morandi sarebbe stata ricostruita con metà fondamenta e sarebbe inoltre costata, a causa di false fatturazioni, cinque volte in più del costo effettivo: dagli iniziali 49 mila euro previsti ai 248 mila euro effettivamente spesi.

Gli inquirenti hanno giudicato i lavori effettuati come incompleti e  pericolosi mancando 32 micropali degli 80 previsti nel capitolato d'appalto necessari per la tenuta strutturale della scuola.

Una storia che rientra nell'indagine compiuta dai magistrati della Procura di L'Aquila, riguardante 6 scuole di Avezzano e 3 di Sulmona,  nella quale - sostengono gli inquirenti - sarebbero stati sperperati circa 4 milioni di euro con la scusa dell'adeguamento sismico  e che si è conclusa con la richiesta di rinvio a giudizio per il Presidente della Provincia di L'Aquila Antonio Del Corvo, l'ex Direttore generale dell'Ente Valter Specchio e una serie di funzionari ed imprenditori. 

Noi del Movimento Cinque Stelle appoggiamo senza se e senza ma il lavoro della Magistratura nell'individuazione delle gravissime responsabilità penali ma non intendiamo arretrare di un centimetro nella individuazione delle altrettanto gravissime responsabilità politiche.

Per questo torno ancora una volta a chiedere alla Presidenza del Senato, e all'Ufficio di Presidenza della  Commissione Ambiente di calendarizzare il prima possibile il Disegno di Legge, a mia prima firma, che intende istituire una Commissione Parlamentare d'Inchiesta sulla ricostruzione post terremoto in Abruzzo. E' arrivato il momento che quest'aula dia un segnale forte contro il sistema di corruzione e collusione che ha dominato l'amministrazione comunale di L'Aquila in tutti questi anni.  
 




Martedì 18 dicembre 2013

OGGI SONO NUOVAMENTE INTERVENUTA IN AULA PER CHIEDERE LA CALENDARIZZAZIONE DELL' INTERPELLANZA RIGUARDANTE IL GASDOTTO SNAM. QUESTO IL TESTO INTEGRALE DEL MIO INTERVENTO:


Signora Presidente, colleghi, 

il Consiglio regionale dell'Abruzzo lo scorso 3 dicembre ha approvato all'unanimità una nuova risoluzione contro il progetto della SNAM che prevede la costruzione in cinque lotti, tra i quali quello Sulmona-Foligno, di un metanodotto denominato Rete adriatica, oltre che di una centrale di compressione a Sulmona.

Con la stessa risoluzione, il consiglio regionale chiede inoltre al Governo di ritirare l'impugnazione della legge regionale n. 14 del 2013 con la quale si prescrivono studi dettagliati sulla sismicità del territorio prima della localizzazione dì centrali di compressione a biogas.


Per l'ennesima volta, quindi, e questa volta all'unanimità, le forze politiche presenti in consiglio regionale hanno inequivocabilmente ribadito la volontà di opporsi alla realizzazione di quest'opera, a causa delle elevate criticità esistenti, sia dal punto di vista sismico che ambientale.


Tale presa di posizione si aggiunge alle risoluzioni già approvate in Consiglio regionale il 18 ottobre 2011 e il 14 febbraio 2012 e a quella approvata dalla Commissione ambiente della Camera dei Deputati il 26 ottobre 2011: più volte dunque sono state affermate le questioni, ma sono sempre rimaste disattese. Faccio presente che si impegnava il Governo a «disporre la modifica del tracciato del metanodotto escludendo la fascia appenninica, al fine di evitare i notevoli danni ambientali e l'elevatissimo pericolo per la sicurezza dei cittadini».


Lo scorso 30 luglio ho presentato a mia prima firma, assieme al mio Gruppo, l'interpellanza urgente 2-00057 con la quale chiedevo al Governo di conoscere la tempistica entro la quale intendeva dare seguito, senza ulteriori indugi e ritardi. L'interpellanza non è stata però ancora calendarizzata in Aula, nonostante il tema sia importantissimo. E adesso - mi riferisco all'Atto Senato n. 40, arrivato nella scorsa settimana in esame congiunto nelle Commissioni riunite 8a e 10a - si prevede che siano inclusi negli atti strategici di rilevanza nazionale «la rete nazionale di trasporto del gas naturale e le relative stazioni di compressione e centri di dispacciamento». 

Non mi risulta che sia stato previsto un passaggio parlamentare prima dell'individuazione definitiva degli attivi o che sia allegato allo stesso provvedimento un elenco dettagliato degli impianti considerati strategici dal Governo.
Torno quindi a chiedere la calendarizzazione urgente dell'interpellanza presentata. 

Giovedì 5 dicembre 2013

OGGI SONO INTERVENUTA IN AULA A FINE SEDUTA SULLA DIFFICILE SITUAZIONE FINANZIARIA DEI PICCOLI COMUNI PER PORLA ALL'ATTENZIONE DEI COLLEGHI E DEL PRESIDENTE DI TURNO. I PICCOLI COMUNI NON POSSONO PIU' FARE UN SERIO BILANCIO DI PREVISIONE A CAUSA DEI CONTINUI TAGLI DELLE RISORSE E DELLA INCERTEZZA NORMATIVA IN MATERIA DI TRIBUTI LOCALI. QUESTO IMPEDISCE AI SINDACI DI PROGRAMMARE GLI INTERVENTI A SOSTEGNO DEI CITTADINI E A PAGARE E' SEMPRE CHI E' IN DIFFICOLTA'. 

Signor Presidente, colleghi (la maggior parte sono andati via), 

con questo mio breve intervento voglio evidenziare la difficilissima situazione finanziaria in cui versano i piccoli Comuni italiani, condizionata in modo determinante dalla costante e graduale riduzione dei trasferimenti delle risorse, nonché dall'obbligo di fare i conti con il Patto di stabilità, che comprime sensibilmente la possibilità di fare gli investimenti, così come ulteriormente imposto nel decreto per la cancellazione della seconda rata IMU.
I riflettori dei media e dei giornali sono costantemente puntati sulla politica nazionale, spesso per questioni e tematiche che nulla hanno a che fare con i bisogni e le esigenze dei cittadini, e si trascura ingiustamente il duro lavoro che, in condizioni quasi impossibili, viene quotidianamente svolto dai sindaci dei piccoli Comuni, unici amministratori che, nel panorama politico nazionale attuale, risultano veramente essere a stretto contatto con il territorio e consapevoli delle difficoltà che le famiglie vivono quotidianamente.
La drastica riduzione nei trasferimenti delle risorse si ripercuote inevitabilmente sul raggio di azione dei sindaci e sulla loro effettiva possibilità di incidere nello svolgimento delle proprie funzioni e dei propri compiti, soprattutto nell'erogazione dei servizi di assistenza alla popolazione, nella manutenzione stradale, nella sicurezza e nell'istruzione. A pagare, come al solito, sono solo ed esclusivamente i cittadini.
Tali difficoltà sono amplificate ormai dalla cronica incertezza normativa in materia di enti locali, soprattutto in campo tributario, e, di conseguenza, dalla impossibilità di programmare seriamente i propri interventi. Molto spesso avviene che si spenda sulla base di quanto stabilito nei bilanci di previsione e poi, proprio per successive modifiche normative in materia di tributi locali, le stesse spese già sostenute non possano avere una copertura.  Nelle ultime settimane abbiamo avuto una palese dimostrazione di queste problematiche, con cambiamenti continui fatti dal Governo nelle imposizioni sulla casa e sui rifiuti (la TARES, la TRISE, la TASI, l'IMU, fino alla nuova IUC) su cui si basano i bilanci comunali, che ora sono costretti a un ennesimo irrigidimento, in quanto saranno dovuti dai cittadini gli interi importi per coprire i servizi.
Non si può andare incontro ai bisogni dei cittadini se i sindaci vengono svuotati dei loro compiti e poteri, se non viene loro consentito di investire, di fare un bilancio stabile di previsione e poter avere contezza delle risorse rientranti nelle proprie disponibilità.
Alcuni giorni fa il sindaco di un piccolissimo Comune in provincia dell'Aquila, Lucoli, mi confidava queste problematiche e la sua difficoltà a mettere in atto politiche sociali per anziani, disabili e famiglie indigenti con l'esiguità delle risorse che gli venivano trasferite. Soprattutto in un piccolo Comune, un sindaco, che percepisce - in questo caso - un'indennità massima di 670 euro al mese, non può permettersi di guardare negli occhi i suoi concittadini, che non sa come aiutare.




28 novembre 2013 

OGGI SONO INTERVENUTA IN AULA PER ILLUSTRARE LA MIA MOZIONE, NUMERO 164 (TESTO 2)  SUL CONTRASTO ALLA POVERTA' MINORILE. ASSIEME AL MIO TESTO SONO STATE DISCUSSE CONGIUNTAMENTE QUELLE DI FORZA ITALIA ( MUSSOLINI) PD ( PUGLISI) E LEGA (BELLOT). E' STATO RAGGIUNTA UNA GRANDE CONVERGENZA NEGLI OBIETTIVI E NEI CONTENUTI AL PUNTO DA APPROVARE UN ORDINE DEL GIORNO COMUNE. DI SEGUITO IL TESTO  IL TESTO DEL MIO INTERVENTO IN DICHIARAZIONE DI VOTO E L'ORDINE DEL GIORNO APPROVATO.

Signor Presidente, 

siamo perfettamente soddisfatti di aver potuto sottoscrivere questo ordine del giorno arrivando alla condivisione delle richieste avanzate.
Ci preoccupano, innanzitutto, le condizioni di disagio economico dei genitori ed il fatto che questi rischiano di avere difficoltà a portare avanti la potestà genitoriale proprio a causa di tali problemi.
Riteniamo che le misure previste, come ci sono state illustrate, con l'assegnazione di aiuti agli enti locali per supportare le questioni di maggiore difficoltà, non possano risolvere completamente la situazione di crisi esistente. Crediamo, infatti, che il Governo debba assumere decisioni più incisive. Quello che noi chiediamo con l'introduzione del reddito di cittadinanza corrisponde alla stessa richiesta avanzata dall'Unione europea.
Da quanto riferitoci dalla vice ministro Guerra, è stato sottoscritto un punto che a noi non sembra quello più importante. Non possiamo sottoscrivere un contentino volto a far credere che si possano tamponare scelte politiche avviate da anni che hanno portato alla situazione di crisi esistente.
Quindi, siamo pienamente concordi con l'ordine del giorno presentato, ma vogliamo sottolineare che servono misure serie che, oltre a rifinanziare la legge n. 285 del 1997, inducano ad investire in politiche volte a risollevare la situazione economica di tutti i cittadini e, in particolare, di quelle famiglie che hanno figli minori, senza limitarsi ai casi con maggiori problematiche. Infatti, dobbiamo anche prevenire; non possiamo pensare di procedere ancora semplicemente con politiche tampone. Bisogna avere il coraggio di assumere decisioni che indirizzino i fondi nel modo giusto, evitando di indirizzarli ancora per altri interventi.
Il timore viene da voi manifestato continuamente chiedendo l'inserimento nei vari atti di indirizzo dell'espressione: «a valutare l'opportunità di...»; occorre, invece, capire che ormai non è più tempo di tergiversare, perché il Paese è in grande difficoltà, come è stato ben illustrato da tutti gli interventi svolti in discussione generale, anche commoventi e con una partecipazione emotiva notevole.
Per la trasversalità della tematica dell'infanzia e dell'adolescenza, da tutti riconosciuta prioritaria, si è registrata una convergenza che deve spronare il Governo ad avviare atti concreti e seri, senza tentare di far credere ancora nell'esistenza di aiuti quando poi non vi sono risvolti reali e sostanziali.
Vorrei sottolineare anche la questione della mappatura. Noi abbiamo richiesto che venisse effettuata una mappatura perché, anche se sappiamo che esistono alcuni dati (la rappresentante del Governo ce ne ha indicati alcuni), riteniamo che occorra davvero effettuare un monitoraggio del numero esatto delle case famiglia (come ho già evidenziato nella illustrazione della mozione a mia firma) e della validità delle strutture presenti sul territorio, per evitare di continuare ad indirizzare fondi nella direzione sbagliata.
Infine, riteniamo importante che sia rifinanziato tutto il mondo della scuola e dell'istruzione che può arginare le conseguenze drammatiche per i ragazzi della devianza, dell'uso di alcol e droghe e, non ultimo, dello sfruttamento minorile.






 



17 ottobre 2013

OGGI SONO INTERVENUTA AL SENATO PER PORTARE ALL'ATTENZIONE DELL'AULA LA RICHIESTA DI AIUTO DI UN PICCOLO IMPRENDITORE VESSATO DA EQUITALIA E COSTRETTO A SUBIRE UN PROCESSO PENALE PER IL MANCATO VERSAMENTO DI 49 EURO DI RITENUTE FISCALI E PREVIDENZIALI NEL MARZO 2009. ECCO IL MIO INTERVENTO INTEGRALE:

Signora Presidente, ieri si è uccisa la prima imprenditrice donna. Siamo arrivati ad un livello tale che anche le donne, che solitamente mostrano di avere più resistenza, arrivano a cedere. Quindi il problema diventa sempre più grave.


Prendo brevemente la parola per leggere a quest'Aula una delle tante mail che giornalmente inondano i nostri indirizzi di posta elettronica, e immagino anche i vostri: richieste di aiuto e storie di quotidiano disagio che abbiamo il dovere non solo di portare in Aula, in qualità di portavoce dei cittadini, ma anche di risolvere, soprattutto di risolvere, affinché nessuno rimanga più indietro.


«Sono imprenditore dal 1996, ho 47 anni e ho sempre interamente pagato i contributi previdenziali e le tasse. Lavoro da una vita e attualmente verso 550 euro al mese ad Equitalia. Dovrò farlo 72 volte perché il mio debito dagli iniziali 21.000 euro è salito a 39.000 mila euro: 18.000 euro di interessi che a voi sembrano pochi ma per me, piccolo imprenditore, che ogni mese deve decidere se pagare i dipendenti, il fìtto, il mutuo di casa, le tasse correnti, o gli interessi alle banche, sono una zavorra. Tanti imprenditori onesti sono nella mia stessa situazione, persone di 50-60 anni, che hanno sempre dato lavoro e si trovano di fronte uno Stato nemico.

Dobbiamo stare attenti perché queste persone stanno vivendo una pressione eccessiva. Per non aver versato a marzo 2009 le ritenute assistenziali e previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti, ammontanti alla cifra di 49 euro, ho ricevuto dal tribunale un decreto penale di condanna con la richiesta di 20 giorni di reclusione e 50 euro di multa o, in alternativa, il pagamento di una multa di 5.050 euro. Avendo scelto il rito abbreviato, il 18 ottobre» - domani - «saprò se dopo 25 anni di sacrifici la mia fedina penale sarà ancora pulita oppure per lo Stato italiano sono un delinquente.

Ma vi sembra normale tutto ciò? In Italia un piccolo imprenditore è costretto a fare impresa difendendosi dallo Stato. E poi dicono che gli imprenditori si suicidano. Cosa dovremmo fare di fronte a questo continuo stillicidio?».


È questo cari colleghi, come dicevo all'inizio del mio breve intervento, uno degli innumerevoli messaggi che riceviamo e che, ancora una volta, ci conferma una cosa: siamo in un Paese in cui il fisco è forte con i deboli e debole con i forti, in cui si continuano a non colpire i grandi evasori, preferendo invece perseguitare i piccoli e piccolissimi imprenditori che, nonostante la gravissima recessione economica, continuano coraggiosamente a fare impresa tra mille difficoltà.
Se non diamo loro risposte in tempi brevissimi, ricreando un sentimento di fiducia nelle istituzioni e nella giustizia, non riusciremo a salvaguardare o forse addirittura a recuperare, vista la situazione, quel patto tra Stato e cittadini che è alla base di ogni democrazia. 


16 ottobre 2013

HO DEPOSITATO IN SENATO UNA MOZIONE, LA N. 1-00164, SUL TEMA DEL CONTRASTO ALLA POVERTA' MINORILE  CON LA QUALE SI VUOLE IMPEGNARE IL GOVERNO A:   

1) elaborare un serio, concreto ed efficace piano di contrasto alla povertà minorile- adolescenziale e alla dispersione scolastica, reperendo le necessarie risorse e considerando lo stanziamento delle medesime non una spesa che genera debito bensì come un investimento sul capitale umano finalizzato al progresso sociale ed economico del Paese;

2) individuare urgentemente disposizioni normative finalizzate a precisare che le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la potestà genitoriale non possono essere di ostacolo all'esercizio del diritto del minore alla propria famiglia;

3) effettuare il monitoraggio del numero esatto delle case famiglia presenti su tutto il territorio nazionale, al fine di tracciare la mappatura nazionale delle stesse;

4) prevedere ed attivare meccanismi di controllo e vigilanza maggiormente efficaci sulle attività svolte dalle comunità o case famiglia, al fine di testare l'effettiva necessità, validità ed utilità dei progetti di affido previsti per ciascun minore;

5) procedere ad una riforma dei servizi sociali al fine di rendere l'intervento degli stessi più selettivo ed efficace e maggiorente calibrato sulle esigenze del minore.


19 settembre 2013

OGGI HO INDIRIZZATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E AL MINISTRO PER LE INFRASTRUTTURE UN ATTO DI SINDACATO ISPETTIVO, IL NUMERO 4-00874, PER CHIEDERE SE SIANO A CONOSCENZA DELLE NOTIZIE DI STAMPA SECONDO CUI L'ACCESSO AI CONTRIBUTI PER LA RICOSTRUZIONE SAREBBE PREVISTO ANCHE PER LE ABITAZIONI DEL QUARTIERE PETTINO DI L'AQUILA, NONOSTANTE SIA ORMAI STATA ACCERTATA DAL PUNTO DI VISTA STORICO-GEOLOGICO LA ALTISSIMA PERICOLOSITA' DELLA ZONA DAL PUNTO DI VISTA SISMICO.


8 Agosto 2013


OGGI  HO INDIRIZZATO AL MINISTRO PER I BENI  E LE ATTIVITA' CULTURALI UNA INTERROGAZIONE PARLAMENTARE, LA N. 4-00755, PER AVERE MAGGIORI INFORMAZIONI CIRCA I FONDI DISPONIBILI E I TEMPI OCCORRENTI PER IL RECUPERO E LA VALORIZZAZIONE DEL COMPLESSO EDILIZIO ISTITUTO FMA - PIAZZA LAURETANA 2 DI L'AQUILA, COMPRENDENTE LA CHIESA LAURETANA. 

7 agosto 2013

DOPO ESSERE INTERVENUTA IN AULA IL 1 AGOSTO SCORSO PER EVIDENZIARE IL GRAVE SCEMPIO AMBIENTALE CHE SI STA CONSUMANDO AI DANNI DEL COMPLESSO MEDIEVALE DI TOR CHIESACCIA, NELL'AGRO ROMANO, HO ANCHE INDIRIZZATO AL MINISTRO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO UN ATTO DI SINDACATO ISPETTIVO, IL  N. 4-00732, CHIEDENDOGLI SE NON SIA OPPORTUNO, NELL'AMBITO DELLE PROPRIE COMPETENZE, INTERVENIRE AFFINCHE' SIANO SOSPESE LE CONCESSIONI RILASCIATE DAL COMUNE DI ROMA AL GRUPPO CALTAGIRONE.

6 agosto 2013

IERI SONO INTERVENUTA IN AULA PER ILLUSTRARE IL MIO EMENDAMENTO AL DDL N. 974 ( DECRETO DEL FARE) FINALIZZATO A SOTTOPORRE NUOVAMENTE A VIA I PROCEDIMENTI CONCESSORI IN CORSO PER LE ATTIVITA' DI PROSPEZIONE IN MARE, AL FINE DI  SALVAGUARDARE REALMENTE IL TERRITORIO E  CANCELLARE IL MARGINE D'AZIONE ATTUALMENTE RICONOSCIUTO E GARANTITO ALLE COMPAGNIE PETROLIFERE DALLA NORMATIVA IN VIGORE.
ECCO IL TESTO DEL MIO INTERVENTO:

Signor Presidente, 

approvando l'emendamento 41.6 abbiamo l'opportunità concreta di limitare i margini di profitto derivanti dalle attività di prospezione, un'opportunità per concretizzare i buoni propositi in più occasioni espressi da molti di noi. Siccome su questa problematica sono stati presentati vari disegni di legge, oltre all'atto Senato n. 451 a mia firma, chiedo un'approvazione unanime del Parlamento. Chi non voterà oggi questo emendamento sarà responsabile dello scempio delle nostre coste e dovrà assumersi la propria responsabilità davanti al Paese.


2 agosto 2013

HO INDIRIZZATO AI MINISTRI DELLO SVILUPPO ECONOMICO E DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE UNA INTERPELLANZA, LA N. 2-00057, IN MERITO ALLA COSTRUZIONE DEL GASDOTTO MASSAFRA-MINERBIO DA PARTE DELLA SNAM SPA.  

1 agosto 2013

IL MIO INTERVENTO DI IERI IN AULA AL SENATO SULLA VIOLENZA AMBIENTALE CHE SI STA PERPETRANDO NELL'AREA COLLOCATA TRA LE VIE LAURENTINA E CASTEL DI LEVA A DANNO DEL COMPLESSO MONUMENTALE DI TOR CHIESACCIA, RISALENTE AL X SECOLO DC. 




Presidente, Colleghi

prendo brevemente la parola per porre all'attenzione di quest'aula e del Governo lo scempio ambientale che si sta verificando nella zona collocata tra le vie Laurentina e Castel di Leva, a danno del complesso monumentale medievale di Tor Chiesaccia, risalente al X secolo DC e sottoposto a tutela ai sensi del  Decreto Legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004.

Nonostante sia vincolata all'inedificabilità dal piano paesaggistico della Regione Lazio n. 15/3 (Tutela Integrale), l'area intorno alle rovine di Tor Chiesaccia è oggetto di innumerevoli violazioni e difformità urbanistiche a causa di alcune concessioni edilizie, "allegramente" assegnate al gruppo imprenditoriale Caltagirone.

Permessi che hanno tranquillamente consentito la costruzione di palazzi molto più alti, fino a 5 piani in più, rispetto alle prescrizioni contenute nella Valutazione d'Impatto Ambientale regionale, dove l'area risulta destinata a verde e servizi pubblici.

Tali costruzioni, oltre ad essere innalzate sulle mura del campo fortificato e una necropoli, derogano spudoratamente al divieto di edificare o alterare i terreni entro i 100 metri dalla Torre, come stabilito in un Decreto della Direzione Regionale della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici (DDR 18/11/2009), che vieta inoltre di “precludere con eventuali costruzioni il profilo e la percezione della Torre”, preclusione inevitabile se due palazzoni di 7 piani fossero edificati.

A ciò si aggiungono il proliferare di incendi dolosi volti a danneggiare i monumenti ed il crollo, verificatosi nel gennaio, scorso di una parte della Chiesa Medievale a causa delle vibrazioni prodotte da escavatori e camion operanti nel cantiere.

Chiedo, pertanto, in quest'aula un intervento decisivo del Governo e del Ministro per i Beni e le attività Culturali affinché sospenda tutte le concessioni rilasciate dal Comune di Roma, in quanto l'area - come si legge in una relazione dello stesso Ministero di qualche anno fa - "si distingue per l'alta qualità paesaggistica, l'ampiezza dei quadri panoramici, la stratificata articolazione del sistema insediativo storico e la notevole diffusione di beni archeologici e architettonici" del quale Tor Chiesaccia è il principale e quello di maggior pregio, assieme ai limitrofi casali di bonifica dell'Agro Romano. A tal proposito è urgente verificare per quale motivo l'istruttoria prodotta dal responsabile di zona arch. Gnarra che, rilevando i vincoli ex art 10 comma 1 ed ex parte II del Decreto Legislativo n. 42/2004, richiedeva la sospensione di ogni opera urbanistica sull'area, sia stata misteriosamente “smarrita”, con il funzionario “trasferito” ad altro incarico. 




31 luglio 2013

Questa settimana inizierà nelle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato l'esame del Disegno di Legge n. 974 di conversione del Decreto Legge n.69 / 2013 (meglio conosciuto come Decreto del Fare) contenente disposizioni urgenti per il Rilancio dell'Economia.

Ho presentato in merito alcuni emendamenti, tra i quali quello che mira alla modifica dell'articolo 6, comma 17, del Decreto Legislativo n. 152 /2006 sulle prospezioni petrolifere e al ripristino  del divieto di attività di ricerca e di prospezione, alla luce soprattutto di quanto sta accadendo in Abruzzo con il progetto "Ombrina Mare 2".

L'obiettivo dell'emendamento è riportare l'attività di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare entro le 12 miglia, cosi come era stato stabilito dal decreto legislativo 29 giugno 2010, n. 128 e di sottoporre nuovamente a V.I.A. i procedimenti concessori in corso, al fine di salvaguardare realmente il territorio e cancellare l'estensione del margine di azione riconosciuto e garantito alle compagnie petrolifere dall'attuale normativa. Ecco il testo del mio emendamento:




A.S. 974


EMENDAMENTO 41.6

ART.41 

Dopo il comma 2, inserire i seguenti:

"2-bis. 1. All'articolo 6, comma 17, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al secondo periodo, le parole da: «, fatti salvi» fino alla fine del periodo sono soppresse;

b) al terzo periodo, le parole da: «, fatte salve» fino alla fine del periodo sono soppresse.

2-ter. L'efficacia dei procedimenti concessori e dei titoli abilitativi, già rilasciati alla data di entrata in vigore della presente legge, ai fini dell'esecuzione delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi è sospesa. Le medesime attività sono sottoposte a nuova procedura di valutazione di impatto ambientale di cui agli articoli 21 e seguenti del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e a valutazione ambientale strategica di cui agli articoli 11 e seguenti del medesimo decreto, d'intesa con la regione e previa acquisizione del parere degli enti locali.

BLUNDO, CASTALDI, SANTANGELO, AIROLA, BENCINI, BERTOROTTA, BOCCHINO, BOTTICI, BUCCARELLA, CAMPANELLA, CAPPELLETTI, CASALETTO, CATALFO, CIAMPOLILLO, CIOFFI, COTTI, DE PIETRO, DE PIN, DONNO, ENDRIZZI, FUCKSIA, GAETTI, GAMBARO, GIARRUSSO, GIROTTO, LEZZI, LUCIDI, MONTEVECCHI, MORONESE, MORRA, NUGNES, PAGLINI, PETROCELLI, SCIBONA, SERRA, SIMEONI, TAVERNA, VACCIANO


30 luglio 2013

Riporto di seguito il testo degli emendamenti, che ho presentato in aula, al Disegno di Legge n. 890 riguardante misure urgenti per l'occupazione, in particolare quella giovanile, imposta sul valore aggiunto (IVA) e ulteriori misure finanziarie urgenti.


EMENDAMENTO 1.211

Al comma 2, lettera b), dopo la parola: «siano», inserire le seguenti: «in possesso o». 
BLUNDO


L'emendamento intende riconoscere un incentivo ai datori di lavoro nel caso di assunzione a tempo indeterminato anche di giovani dai 18 ai 29 anni in possesso di diploma di scuola media superiore o professionale. Si vuole in questo modo evitare che gli stessi incentivi siano riconosciuti al datore di lavoro solo nel caso di assunzione di giovani privi del titolo di studio.



EMENDAMENTO 1.225


Al comma 9, dopo le parole: «la fruizione dell'incentivo stesso», inserire le seguenti: «entro sette giorni dal ricevimento delle domande l'INPS comunica l'esito della richiesta di ammissione all'incentivo»
BLUNDO

Il presente emendamento stabilisce che l’Inps deve adeguare le proprie procedure informatizzate allo scopo di poter comunicare entro sette giorni dal ricevimento delle domande l'INPS l'esito della richiesta di ammissione all'incentivo presentate dai datori di lavoro. 

EMENDAMENTO 3.211


Al comma 2, sostituire le parole: «delle regioni del Mezzogiorno», con le seguenti: «delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
BLUNDO
 
I commi da 2 a 5 dell'articolo 3 dispongono un'estensione della sperimentazione della social card, nei limiti di 100 milioni di euro per il 2014 e di 67 milioni per il 2015, a tutti gli altri comuni di delle regioni del Mezzogiorno.

Il presente emendamento è volto a superare possibili incertezze interpretative del testo specificando quali regioni si intendano come regioni del Mezzogiorno



EMENDAMENTO 3.208


Sopprimere i commi 2, 3, 4, 5. 
BLUNDO

Il presente emendamento è volto alla soppressione di queste disposizioni.

L’introduzione della C.d. Social-Card non costituisce e non ha costituito intervento adeguato alla situazione di grave emergenza sociale. Ulteriori tentativi di regolare l’apporto economico degli appositi fondi europei tramite il solo utilizzo di carte di acquisto rischia di comportare mancata assistenza da parte dello Stato per milioni di cittadini in condizioni di povertà o di esclusione sociale.
 

EMENDAMENTO 9.204


Sopprimere il comma 3. 
BLUNDO


Il presente emendamento è finalizzato alla soppressione della disposizione che consente la trasformazione del contratto di apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale  nel contratto di apprendistato professionalizzante ( o contratto di mestiere)
Il periodo scolastico attiene alla fase di formazione scolastica e non dovrebbe fare da cumulo con l’apprendistato. Sono due cose differenti. 



EMENDAMENTO 10.204


Sopprimere il comma 7
BLUNDO
 
Il comma 7 dell'articolo 10 esclude i trasferimenti erariali in favore delle regioni relativi alle politiche sociali e alle non autosufficienze da quelli che sono assoggettati a riduzione nel caso di mancata adozione da parte della regione delle misure di "riduzione dei costi della politica" di cui all'art. 1 del D.L. 10 ottobre 2012, n. 174.

Si ricorda che la norma fino ad ora vigente già esclude dall'àmbito della riduzione i trasferimenti erariali destinati al finanziamento del Servizio sanitario nazionale e al trasporto pubblico locale.

Il presente emendamento è volto alla soppressione di tale disposizione.


23 luglio 2013

Nella seduta pomeridiana di ieri sono intervenuta in aula al Senato durante la Discussione Generale per il Disegno di Legge n. 890 recante  "primi interventi urgenti per la promozione dell'occupazione, in particolare giovanile, della coesione sociale, nonche' in materia di Imposta sul valore aggiunto (IVA) e altre misure finanziarie urgenti". 
Di seguito il mio intervento integrale:

Signor Presidente, Gentili colleghi, 

si discute per l'ennesima volta di nuove ed urgenti misure a sostegno dell'occupazione, soprattutto giovanile; un provvedimento non più rinviabile e imposto dalla crisi economica ed occupazionale che sta investendo il nostro Paese. Consentitemi però di fare alcune riflessioni ed evidenziare alcuni aspetti.

Per l'ennesima volta è stato predisposto un provvedimento omnibus, finalizzato cioè a disciplinare con la solita approssimazione settori e materie assolutamente eterogenee, con il risultato di un testo normativo che, al pari di molti altri, detta norme che andranno a compromettere i delicati e complessi equilibri degli istituti giuridici vigenti. Appare essere un provvedimento istituzionale obbligato, che rende più marcata la riforma Gelmini, e non un intervento a favore di quanti si trovino in difficoltà.

Ad esempio, non possono non essere sottolineate le oggettive difficoltà del provvedimento nel disciplinare interventi a favore dei giovani frequentanti le scuole secondarie di secondo grado. All'interno del testo non sono state infatti previste norme di raccordo con l'articolo 4 della legge 28 marzo 2003, n. 53, e il successivo decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77, riguardo alle norme generali relative all'alternanza scuola-lavoro. L'articolo 4, comma 2, del decreto legislativo n. 77 del 2005, signor Ministro, prescrive infatti, quanto segue: «I periodi di apprendimento mediante esperienze di lavoro fanno parte integrante dei percorsi formativi personalizzati, volti alla realizzazione del profilo educativo, culturale e professionale del corso di studi e degli obiettivi generali e specifici di apprendimento stabiliti a livello nazionale e regionale».

L'obiettivo del decreto legislativo n. 77, quindi, è di far acquisire agli studenti, a partire dal quindicesimo anno d'età, con esperienze nel mondo del lavoro, soltanto alcune competenze professionali unitamente ad altre non necessariamente legate ad una professione o ad una disciplina specifica, ma spendibili in diversi contesti e per finalità formative non paragonabili a quelle che si vogliono disciplinare con i commi 4, 7, 10 e 13 dell'articolo 2 dell'attuale testo in Aula.

Si regolamenta la scuola e non il lavoro, si privilegia la formazione e non l'inserimento nel mondo del lavoro.

Nel disegno di legge n. 890, invece, si vuole confondere il periodo di studio con gli interventi strutturati per l'apprendistato e con l'adeguamento delle abilità professionali per persone che nulla hanno a che fare con i banchi di scuola. Si dimentica forse che l'Italia soffre dal punto di vista occupazionale ormai da molti anni e discutere ancora in quest'Aula di una problematica, trasformata nel tempo in una vera e propria emergenza sociale, significa, signori, certificare il fallimento delle politiche di sostegno all'occupazione messe in atto nell'ultimo decennio, anzi nell'ultimo ventennio, dai Governi di qualsiasi colore politico posti al timone del Paese. Il tasso di disoccupazione si attesta al 12,2 per cento, in aumento di 0,4 punti percentuali rispetto a dicembre e di 2,1 punti negli ultimi dodici mesi.

Sono stati spesi innumerevoli discorsi sulla necessaria conversione del nostro Paese ad un mercato del lavoro maggiormente flessibile, un'evoluzione presentata come propedeutica ai vertiginosi ed immediati aumenti dei posti di lavoro. La realtà che negli ultimi anni si è palesata, però, è del tutto opposta e può essere riassunta in un'unica parola: precarietà; precarietà del posto di lavoro che inevitabilmente si trasforma in precarietà della vita. Ma, paradossalmente, con la terribile crisi economica che stiamo vivendo, chi ha un'occupazione precaria può anche definirsi fortunato rispetto a chi non ha un lavoro o, come troppo spesso accade (anche in questi Palazzi), l'ha perduto.

Tra i quindici-ventiquattrenni le persone in cerca di lavoro sono 655.000 e rappresentano il 10,9 per cento. In questa fascia d'età il tasso di disoccupazione, ovvero l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 38,7 per cento. Dati allarmanti che non possono più essere ignorati, tanto più che nella percentuale vengono considerati, in numero crescente, anche gli adolescenti. Si registra un aumento dell'abbandono scolastico, non soltanto nel Mezzogiorno, ma nell'intero Paese, così come una diminuzione delle iscrizioni all'università. Questo sì che è davvero preoccupante per la cultura. Eppure non sono previsti neanche questa volta degli interventi di carattere strutturale, finalizzati a garantire una vera e maggiore occupazione, ma solo degli interventi palliativi, come ben spiegato da tutti voi colleghi.

Il presidente del Consiglio Letta, nei primi giorni del suo mandato, aveva fatto riferimento alla creazione di 200.000 posti di lavoro. Ora, ipotizzando l'utilizzo di tutti i fondi disponibili previsti dal provvedimento, si è ben lontani da quei numeri e anche dai 100.000 posti cui ha fatto riferimento il ministro Giovannini come risultato di queste misure. Gli stanziamenti previsti, infatti, sono 26 milioni per due anni più 28 milioni per il 2015 per l'autoimprenditorialità e l'autoimpiego ed altrettanti milioni per la realizzazione di progetti di infrastrutturazione sociale e valorizzazione dei beni pubblici nel Mezzogiorno, presentati dai giovani e dai soggetti appartenenti alle categorie svantaggiate. Infine, solo 56 milioni di euro in tre anni per le borse di tirocinio formativo in favore di giovani dai diciotto a ventinove anni che non lavorino, non studino e non partecipino ad alcuna attività di formazione, ma residenti o domiciliati nelle regioni del Mezzogiorno.

Il provvedimento in esame contiene inoltre misure con le quali si prevedono riduzioni del costo del lavoro, fino all'esaurimento delle risorse disponibili, per l'assunzione di persone con meno di trent'anni. Gli sgravi possono avere una durata massima di diciotto mesi (nel caso di nuove assunzioni) oppure di dodici mesi (nel caso di trasformazioni di contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato).

L'esperienza passata ci dimostra però che gli incentivi alle assunzioni aventi carattere temporaneo sono del tutto inefficaci in quanto creano pochi posti di lavoro e ne beneficiano solo le imprese che farebbero comunque queste assunzioni.

Sorge poi spontanea un'altra domanda: quale datore di lavoro decide di creare veri posti a tempo indeterminato, sulla base di un contributo pubblico che potrebbe non essere erogato, vista la limitata disponibilità delle risorse?
Oltre queste criticità che ho evidenziato, non ho potuto fare a meno di notare nel testo la mancanza di riferimenti ad un territorio martoriato come quello dell'Abruzzo, con un altissimo tasso di disoccupazione, al punto che il relatore ha dovuto aggiungere, al termine dei lavori in Commissione, una chiarificazione, che non era presente nella versione originale, elencando espressamente le Regioni destinatarie degli incentivi. Con quest'ultimo emendamento avete dimostrato di saper andare oltre le inutili passerelle. Auspichiamo che la strada intrapresa continui ad essere percorsa.


19 luglio 2013



HO INDIRIZZATO AI MINISTRI DELL'AMBIENTE, DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE E DELLE INFRASTRUTTURE UN ATTO DI SINDACATO ISPETTIVO, IL N. 4-00593 CHIEDENDO UN LORO INTERVENTO, PER LE PROPRIE RISPETTIVE COMPETENZE, AL FINE DI FAR LUCE SULLO STATO DI AVANZAMENTO DEI PROGETTI RIGUARDANTI LA REALIZZAZIONE DI UN PORTO TURISTICO DA 315 POSTI BARCA A SAN VITO CHIETINO E DI UN MEGA RESORT PER IL TURISMO D'ELITE, DA PARTE DI PAGLIAROLI GROUP SRL, ALL'INTERNO DEL MERAVIGLIOSO TERRITORIO DELLA "COSTA DEI TRABOCCHI



11 luglio 2013

QUESTA MATTINA HO INDIRIZZATO AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA UNA INTERROGAZIONE PARLAMENTARE SULLA RIFORMA DELLA GEOGRAFIA GIUDIZIARIA, LA N. 3-00230 CHE SACRIFICHEREBBE I TRIBUNALI DI SULMONA E AVEZZANO. SUL TEMA HO ANCHE PRESENTATO UN DISEGNO DI LEGGE, IL N. 938 PER LA PROROGA DAL 2015, COME ATTUALMENTE  PREVISTO, AL 2018, DELL'ENTRATA IN VIGORE DELLA RIFORMA PER I TRIBUNALI ABRUZZESI.
  
QUESTA MATTINA SONO ANCHE INTERVENUTA IN AULA AL SENATO PER ILLUSTRARE ALCUNI DEGLI EMENDAMENTI PRESENTATI DAL M5S SUL DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE N. 813 RELATIVO ALLA ISTITUZIONE DEL COMITATO PER LE RIFORME COSTITUZIONALI.  
DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DEI MIEI INTERVENTI: 



EMENDAMENTO 2.38
 
Signor Presidente, Gentili colleghi

Il seguente emendamento mira a stabilire che ulteriori disposizioni riguardanti il Comitato debbano essere esclusivamente di natura organizzativa e non possano inoltre derogare ai regolamenti della Camera. Questa modifica viene proposta al fine tutelare Camera e Senato, già ampiamente esautorate dei loro compiti costituzionali dalla prassi parlamentare e garantire pertanto la giusta partecipazione al dibattito di senatori e deputati non componenti del comitato


EMENDAMENTO  5.2 



Presidente, Colleghi


Con il presente emendamento s'intende sottoporre in ogni caso a referendum popolare il disegno di legge o i disegni di legge costituzionali elaborati prima dal comitato e poi dalle assemblee in deroga all’art.138. L’emendamento  proposto dal movimento 5 stelle, in linea con i principi della costituzione e con le richieste dei cittadini, vuole garantire il maggior rispetto e recuperare l'elemento partecipativo che deve caratterizzare qualsiasi democrazia, che voglia effettivamente definirsi tale. Ora l'approvazione di questo emendamento permetterebbe di supportare la deroga all’art.138,attraverso il fondamentale intervento dei cittadini elettori accelerando, per altro, ulteriormente i tempi con il risparmio dei tre mesi, ovvero il tempo intercorrente tra la definitiva approvazione del presente disegno di legge costituzionale e la possibile richiesta referendaria successiva, ma questa volta a vantaggio di un vero rispetto degli elettori che ci hanno incaricato di stare qui a lavorare per loro, riconoscendo la necessità di sottoporre la presente legge costituzionale a referendum popolare prima della sua promulgazione ed entrata in vigore, a prescindere dall'utilizzo o meno di una eventuale richiesta, di un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali prevista dalla vigente Costituzione.


Colleghi vi invito a riflettere come questo emendamento raccolga una disposizione contenuta nel Disegno di Legge "Quorum Zero" presentato dal Movimento Cinque Stelle, a mia prima firma, che alcuni di voi sono stati propensi a sottoscrivere estrapolando la parte di modifica del vincolo di mandato. Si tratta di una proposta di legge  presentata nella scorsa legislatura con 50000 firme raccolte tra i cittadini e ingiustamente ignorata e mai portata in discussione, un disegno di legge che chiede con chiarezza l’incentivazione degli strumenti democratici ed intende riconoscere ai cittadini anche il diritto di revisione della Costituzione, mediante l’iter previsto per le proposte di legge d'iniziativa popolare, con un abbassamento dei limiti del quorum. L'approvazione, pertanto, di questo emendamento sarebbe il primo passo verso un riconoscimento della sovranità popolare, segno chiaro di un processo innovatore che noi rappresentiamo e che voi spesso promettete nei salotti televisivi e nelle numerose conferenze stampa senza mai concretizzare.
 


EMENDAMENTO 5.4




Presidente, Rappresentanti del Governo, Gentili Colleghi


Riconfermando quanto già detto e a seguito della bocciatura dell'Emendamento 5.2 preciso che l'emendamento in questione elimina i requisiti per l'indizione del referendum riconoscendo automaticamente ai cittadini il diritto di pronunciarsi in merito alle leggi costituzionali che verranno predisposte dal Comitato e rese pubbliche tramite una piattaforma on line, come da noi richiesto e approvato con gli emendamenti precedenti e come affermato anche dalla Presidente Finocchiaro.
 
Riteniamo ormai non più differibile una concreta dimostrazione di rispetto del volere dei cittadini. E' l'ultima occasione che abbiamo per iniziare un vero rinnovamento e restituire la speranza, a quanti non si sentono più da voi rappresentati, di veder ristabilita la democrazia nel nostro paese. I cittadini chiedono di essere ascoltati e questo vi eviterà il timore di essere travolti dai cittadini

EMENDAMENTI 5.5 e 5.6 



Presidente, Gentile Ministro  e Colleghi

l'articolo 5 del disegno di legge stabilisce che,  anche se i progetti di legge sono approvati dai due terzi dei componenti di ciascuna Camera, si procede comunque a referendum . Tuttavia il referendum non è automatico ma si può procedere alla consultazione referendaria se e solo se vi sarà la richiesta di 1/5 dei membri di una Camera  o di 500.000 elettori o di 5 Consigli Regionali.
 
L'emendamento 5.5 dunque, dopo l'avvenuta bocciatura anche dell'emendamento 5.4, intende perlomeno ridurre il numero dei deputati e senatori richiedenti  da 1/5 a 1/10 di ciascuna Camera, nonostante l'approvazione delle leggi costituzionali avvenuta con maggioranza dei due terzi da parte di entrambe le camere, al fine di tutelare e rispettare anche le opposizioni parlamentari. Analogamente l'emendamento successivo 5.6 intende ridurre il numero delle firme raccolte in tre mesi dagli elettori richiedenti portandolo da 500.000 a 50.000.


Si vuole così in entrambi i casi semplificare e velocizzare la procedura che permetterebbe ai cittadini di approvare o meno, mediante la maggioranza dei voti validi, le revisioni costituzionali prodotte dal Comitato.   


2 Luglio 2013

OGGI HO INDIRIZZATO AL MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO E AL MINISTRO DELL'AMBIENTE UNA INTERROGAZIONE PARLAMENTARE, LA N. 4-00477 CHIEDENDO SE SIA O MENO IN PROGRAMMAZIONE DA PARTE DEL GOVERNO UN INTERVENTO DI RIORDINO DEL MECCANISMO DI RILASCIO DEI CERTIFICATI VERDI E, IN GENERALE,  DEL SISTEMA DEGLI INCENTIVI PUBBLICI PER GLI IMPIANTI A BIOMASSE.


20 Giugno 2013


QUESTA MATTINA SONO INTERVENUTA IN AULA AL SENATO DURANTE LA DISCUSSIONE  GENERALE RIGUARDANTE LE MOZIONI SUL CORRIDOIO BALTICO - ADRIATICO. QUESTO IL TESTO INTEGRALE DEL MIO INTERVENTO:


 



Presidente, Colleghi,


vorrei far notare che, in previsione di una rapida approvazione da parte dell'Unione Europea della macroregione Adriatico-Ionica, nella seduta del 18 gennaio 2012 la Commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato ha posto l'accento sulla necessità di un'ulteriore istruttoria a livello europeo affinché nell'ambito dell'attività di definizione dei tracciati, che si andranno a realizzare entro il 2020, sia compresa la direttrice Ancona - Pescara - Bari - Taranto - Lecce quale prosecuzione del corridoio Baltico-Adriatico. Una richiesta che ha acquisito ulteriore forza politica grazie all'approvazione all'unanimità,  da parte di quest'aula l'11 gennaio 2012, di una mozione che ha invitato l'Unione europea ad approvare in tempi rapidi  la macroregione Adriatico-Ionica.



La nostra motivazione è però del tutto antitetica a quella ispiratrice della mozione in oggetto, infatti il prolungamento del corridoio Baltico-Adriatico non deve essere inteso come atto che trasformi l'Italia in una piattaforma di interscambio, per i traffici commerciali tra Oriente ed Occidente, in quanto sarebbe distruttivo del tessuto territoriale per l’enorme impatto delle strutture necessarie alle piattaforme logistiche. E’ prioritario  invece che la dorsale adriatica rientri nel progetto TransEuropeanNetwork-Train (TEN-T)  in quanto l’Italia necessita di un collegamento efficiente sia in termini interni, che in termini di interconnessione con le reti europee inserendosi nel quadro di un più ampio collegamento tra il Mare del Nord e il Mare Adriatico.



Facciamo però notare a quest'aula che la Dorsale Adriatica presenta attualmente notevoli criticità che si intrecciano e vanno oltre la programmazione Finanziaria Europea 2014-2020, criticità che richiedono una disamina complessiva, anche dei collegamenti ferroviari regionali ed interregionali, nella ferma convinzione che non possano esistere città ed utenti di seria A e di serie B. Su questo versante il ritardo è notevolissimo rispetto all’offerta prevista lungo la Direttrice Centrale (DC) Napoli-Roma-Bologna-Milano.


Il prolungamento del corridoio baltico va visto quindi NON nell’ottica di creare una nuova linea AltaVelocità/AltaCapacità o convertire, a costi esorbitanti, la linea attuale in una AltaVelocità/AltaCapacità, ma piuttosto nell’equiparare l’offerta ferroviaria a quella della linea tirrenica, sia in termini di costi per l’utenza, che di rapidità nei collegamenti.


E’ questa l’iniquità che occorre mettere a fuoco per migliorare l’offerta dei servizi di trasporto regionali ed interregionali. Inoltre, lungo la Direttrice Adriatica sono assenti i treni Regionali Veloci, obbligando i cittadini ad acquistare solo il servizio più costoso. Se poi aggiungiamo il fatto che spesso i treni Intercity che percorrono la Direttrice Adriatica viaggiano a velocità più bassa di quella dei Regionali Veloci, i danni subiti dai cittadini sono evidentissimi. A soffrire di questa situazione sono soprattutto regioni come le Marche, il Molise e  in particolar modo la regione Abruzzo, penalizzata a tal punto che le città rasentano l'isolamento.


A titolo puramente esemplificativo Pescara, pur rappresentando un riferimento commerciale per l'intera regione Abruzzo, è trascurata da RFI, riguardo i collegamenti da e per la città in totale violazione del contratto di servizio firmato con la Regione. E' drasticamente diminuita anche l'offerta di treni regionali e interregionali. I treni notturni verso il nord sono stati ridotti o non fermano più a Pescara e  la stazione pescarese nel suo complesso registra una situazione di persistente degrado ed abbandono. Tra l’altro queste problematiche ed altre riguardanti l’interconnessione adriatico-tirreno sono in attesa di risposta da parte del Ministro dei Trasporti al quale è stato sottoposto un Atto di Sindacato Ispettivo.



Anche per questo, parlando di collegamenti ferroviari, bisogna quindi pensare alla costruzione di infrastrutture veramente strategiche per le connessioni del nostro paese con l'Europa ed è quindi necessario ragionare ed elaborare una strategia complessiva di rilancio del sistema di trasporto e relazione con le maggiori città italiane, anche in un ottica regionale ed interregionale, che tenga conto delle reali necessità dei territori, senza trascurare le nostre località di pregio ambientale, storico ed artistico anche ai fini di un sano turismo culturale, autentica risorsa e vero petrolio del Paese.


18 Giugno 2013 

OGGI HO INDIRIZZATO AL MINISTRO DEI TRASPORTI E DELLE INFRASTRUTTURE MAURIZIO LUPI UNA INTERROGAZIONE PARLAMENTARE, LA N. 4-00367 SULLE GRAVI CARENZE DEL SISTEMA FERROVIARIO ABRUZZESE. 



31 Maggio 2013

IL TESTO INTEGRALE DEI MIEI DUE ORDINI DEL GIORNO CHE PRESENTERO' IN AULA PER IL DDL N.576 SULLE EMERGENZE AMBIENTALI.

 

ORDINE DEL GIORNO
A.S. 576



Il Senato,


in sede di esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi per Expo 2015,


premesso che :


sono un centinaio i comuni abruzzesi, colpiti dal sisma del 6 aprile 2009, definiti "fuori cratere", ubicati nelle quattro province abruzzesi di L'Aquila, Pescara, Chieti e Teramo, per un totale di 150mila abitanti. Molti di essi, soprattutto quelli ricompresi nelle Valli Peligna e Subequana, hanno subito danni importanti agli immobili privati e pubblici, al pari di quelli registrati nei comuni ricompresi nel cratere e accertati dalle valutazioni della Protezione Civile ;


con la fine della fase di emergenza ed il passaggio alla fase di ricostruzione, tutti i provvedimenti finora emanati hanno trascurato le gravi problematiche dei comuni fuori cratere, disattendendo anche quanto stabilito nel decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito con modificazioni nella legge 24 giugno 2009, n. 77, recante "Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile", che assegna contributi a tutti i comuni danneggiati dentro e fuori cratere, senza prevedere alcuna ripartizione; 


considerato che:


i cittadini dei "Comuni fuori cratere" hanno ricevuto, tra il 15 settembre 2012 e il 31 dicembre 2012, il decreto di attribuzione del contributo e, pena la perdita delle somme assegnate, sono stati costretti ad aprire il cantiere, trovandosi successivamente nella paradossale situazione di non poter ultimare i lavori se non attraverso l'anticipo alle imprese edili delle somme dovute dallo Stato. Si registra, infatti, una situazione in cui le imprese versano nell'incertezza della disponibilità delle risorse e le banche concedono  credito alle medesime aziende solo con garanzia delle ditte o dei committenti, i quali dovrebbero subentrare nei pagamenti nel caso in cui lo Stato non erogasse i contributi entro i successivi 6 mesi. A tale situazione si deve aggiungere che le recenti norme approvate impongono la chiusura dei lavori nei termini, pena la decurtazione parziale del contributo assegnato;


gli abitanti dei "comuni fuori cratere" aventi diritto alla ristrutturazione delle loro abitazioni hanno avuto assegnati 55 milioni di euro per il prossimo triennio, precisamente 40 milioni per il 2013, 10 milioni per il 2014 e 5 milioni per il 2015, di cui circa 46 milioni solo per i comuni della provincia dell'Aquila, al fronte del fatto che i sindaci dei comuni citati abbiano già decretato una spesa di 75 milioni di euro. Peraltro le risorse assegnate non risultano ancora effettivamente disponibili. Risulterebbe che per la Protezione Civile, sulla base delle stime presentate dai sindaci dei comuni fuori cratere, ancora in fase di valutazione, occorrerebbero risorse per 250 milioni di euro. Risultano invece impiegati, dai comuni del cratere e dalla città dell'Aquila, i due 2,2 miliardi messi a disposizione dalla delibera Cipe n. 35 / 2009;


impegna il Governo :


ad  adottare urgentemente, per quanto di propria competenza, le opportune misure, anche di carattere normativo, per la pronta esecuzione dei lavori approvati dai vari Comuni situati fuori dal cratere sismico e già autorizzati con decreto sindacale, assicurando l'utilizzo dei 55 milioni di euro stanziati con la delibera Cipe n. 135 del 21 dicembre 2012 in favore dei "comuni fuori cratere";  


ad assicurare che, per l'erogazione dei contributi autorizzati con decreto sindacale, sia previsto un criterio cronologico che faccia riferimento alla data di presentazione della domanda di contributo, escludendo così che i cittadini paghino eventuali costi dei ritardi delle proprie Amministrazioni;

ad adottare le opportune misure, anche di carattere normativo, volte a promuovere la stipula di convenzioni con le associazioni di categoria del sistema creditizio, sulla scia di quanto già fatto per il Comune dell'Aquila, al fine di favorire l’avvio da parte delle imprese edili dei lavori autorizzati, eventualmente anche attraverso una forma di garanzia prestata dallo Stato;


ad individuare anche forme di compensazione fra crediti e debiti delle imprese edili e/o degli istituti creditizi sulla falsa riga di quanto disposto con il decreto-legge n. 35 del 2013 in materia di debiti della PA;

a rivedere le norme sui termini e le sanzioni per il ritardo nella chiusura dei cantieri nei casi in cui il mancato rispetto dei termini medesimi sia dovuto a ritardi e incertezze dei pagamenti da parte di Stato ed enti territoriali;


a valutare l'opportunità di riunificare gli Uffici Speciali per la Ricostruzione, ai fini della razionalizzazione della spesa e della maggiore rapidità nell'esame delle richieste di contributo presentate, assegnando loro, temporaneamente, parte delle risorse umane impiegate nelle attività di supporto degli uffici tecnici comunali esistenti.



BLUNDO


                              ORDINE DEL GIORNO  A.S.576


Il Senato,

in sede di esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi per Expo 2015 ;

premesso che:


l’articolo 7 reca disposizioni in materia di assistenza alla popolazione nelle zone terremotate dell’Abruzzo ed attribuisce competenze ai due Uffici speciali per la Ricostruzione , tenuto conto che la ricostruzione, in particolare quella del centro storico del capoluogo, e la stessa rimozione delle macerie deve ancora realmente avviarsi, come ammesso in parlamento dallo stesso Ministro Barca in data 24 aprile 2013  ;


l'articolo 8 reca una disposizione a carattere ordinamentale in relazione ai gravissimi ritardi registrati nell'attività di rimozione delle macerie nei territori abruzzesi colpiti dal sisma del 2009, peraltro regolata con l’ordinanza n. 3797 del 30 luglio 2009 in deroga al Codice dell'Ambiente (decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152), disciplinando anche la prosecuzione dell’impiego di personale militare nei servizi di vigilanza e protezione del territorio, in concorso con le Forze di polizia (comma 7) ;


questa autorizzazione, già disposta nel 2009 ed avente durata limitata nel tempo, è stata prorogata con successive ordinanze, ed il numero dei militari autorizzati è stato diverso da ordinanza a ordinanza. Il comma 7 del decreto-legge autorizza, ora, l’ulteriore impiego nei servizi in questione, con decorrenza dallo gennaio 2013 e fino al 31 dicembre 2013, di un contingente non superiore a 135 unità di personale delle Forze armate, posto a disposizione del prefetto de L’Aquila ;

considerato che

si assiste, in particolare nella città dell'Aquila, ad un crescente sentimento insicurezza, dovuto all'incremento di atti di criminalità diffusa  contro il patrimonio e le persone, tale da generare forte preoccupazione ed inquietudine nei cittadini, già duramente vessati dagli eventi sismici;



più in generale, in relazione alla attività di ricostruzione si sono evidenziati alcuni problemi di fondo che restano irrisolti, in particolare quello delle effettive disponibilità finanziarie e della la scelta delle priorità per il loro utilizzo, anche per effetto della sovrapposizione tra normative di livello nazionale, come quelle di necessità e d'urgenza o secondarie di fonte ministeriale, e normative urbanistico-pianificatorie proprie del livello comunale o regionale, con una conseguente incertezza delle procedure, nonché dell'autorevolezza e dell'efficacia degli atti compiuti dai firmatari, situazione che il presente decreto non sembra risolvere;



in merito alla "pianificazione strategica" della ricostruzione si sono evidenziati i limiti dell'esperienza aquilana, mentre l'incongruenza dei parametri riduttivi del calcolo contributo/danni da sisma, conseguente all'introduzione delle schede parametriche impiegate per gli interventi edilizi nell'area in oggetto, è stata evidenziata dall'atto di sindacato ispettivo n. 3-00035 del 2013;





impegna il Governo:



ad assumere le opportune iniziative affinchè gli attori istituzionali affrontino, ciascuno per la propria parte di competenza e responsabilità, la grave situazione di estremo disagio, pericolo e insicurezza, attraverso un'efficace attività preventiva, nonché un'adeguata azione di contrasto ai numerosi fenomeni criminali, che stanno provocando un rilevante allarme sociale nelle aree terremotate;



a vigilare, per quanto di propria competenza riassetto urbanistico-edilizio di tutte le aree colpite dal terremoto in modo da risistemare la zonizzazione e la viabilità dando risposte certe ai problemi posti in sede di ricostruzione, con particolare attenzione alle zone con vincolo di inedificabilità, nonché alle tante ipotesi di demolizione;



a vigilare, per quanto di propria competenza, affinché il recupero dei centri storici minori assicuri effettivamente l'impiego di energie alternative, impianti a basso consumo, recupero e riciclo di tutti i materiali in tutti i processi produttivi e di trasformazione, il risparmio idrico, il reimpiego delle acque meteoriche e la certificazione energetica, come disposto dalla normativa nazionale e regionale;



a vigilare sull'attuazione del cronoprogramma e degli impegni relativi alle misure riguardanti la ricostruzione e la ripresa delle attività produttive, commerciali e professionali nonché sul'attuazione degli impegni assunti, da soggetti pubblici e privati, per il recupero dei beni culturali;



a favorire, per quanto di propria competenza, l'operatività di un ufficio geosismico regionale, potenziando gli uffici che si occupano di tali materie presso le attuali Province, come lo sportello per le valutazioni ambientali;



a dare seguito celermente a quanto stabilito dell'articolo 67-quinquies, comma 2, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, in relazione all'adozione di un testo unico delle disposizioni concernenti gli interventi relativi agli eventi sismici del 6 aprile 2009, in modo da coordinare e chiarire le numerose norme fino ad oggi adottate ed evitare problemi di interpretazione e sovrapposizioni evidenziate che inevitabilmente determinano gravi discriminazioni nell'applicazione delle stesse, con apertura a conseguenti contenziosi



NO A OMBRINA MARE. URGENTE LA MODIFICA LEGISLATIVA


14 Maggio 2013

 


Ieri ho partecipato presso la sede della Provincia di Chieti all'incontro organizzato sul tema di Ombrina Mare, il più grande progetto di attività estrattiva riguardante la costa Adriatica. Constatando l'opposizione di tutte le forze politiche al progetto, ho ribadito fermamente, anche in questa occasione, la mia netta contrarietà a qualsiasi tipo di profitto generato a discapito dell'ambiente e del paesaggio. Durante l'incontro ho quindi informato i cittadini del mio impegno parlamentare sulla questione. In queste prime settimane di attività istituzionale, oltre ad un atto di sindacatoispettivo,  ho infatti presentato un Disegno di Legge , ripreso anche dalla Rivista specializzata Reteambiente.it che mira alla modifica dell’art. 6 comma 17 della legge n. 152/06 sulle prospezioni petrolifere e al ripristino  del divieto di attività di ricerca e di prospezione. Occorre lavorare per riportare il divieto dell'attività di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare entro le 12 miglia, cosi come era stato stabilito dal decreto legislativo 29 giugno 2010, n. 128.
È  necessario, inoltre, sottoporre nuovamente a V.I.A. i procedimenti concessori in corso per salvaguardare realmente il territorio, cancellando l'estensione del margine di azione riconosciuto e garantito alle compagnie petrolifere dall'attuale normativa.


 17 Maggio 2013

UNA COMMISSIONE D'INCHIESTA E UNA INTERROGAZIONE PARLAMENTARE SULLA RICOSTRUZIONE DI L'AQUILA









Al fine di tutelare i diritti di tutti i cittadini aquilani ( e non solo di una parte come finora avvenuto), immeditamente dopo l'insediamento in Senato mi sono adoperata nel richiedere una Commissione di Inchiesta Parlamentare sulle problematiche connesse alla ricostruzione dei territori colpiti dagli eventi sismici del 6 aprile 2009.  
Ho quindi presentato il 16 aprile 2013 un Disegno di Legge, assegnato alla Commissione Ambiente in sede referente il 15 maggio 2013, oltre ad un atto di Sindacato Ispettivo, il n. 3-00035. Due iniziative concrete, ufficiali, che seguirò costantemente e continuerò a sollecitare fino a quando otterrò un riscontro. I cittadini dell'Aquila hanno bisogno di risposte che attendono ormai da troppo tempo.  

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