COMMISSIONE INFANZIA E ADOLESCENZA



28 NOVEMBRE 2013

DI SEGUITO IL TESTO DELL'ORDINE DEL GIORNO COMUNE (PUGLISI -MUSSOLINI -  BLUNDO - STEFANI) APPROVATO DALL'AULA DEL SENATO, ALL'INTERNO DEL QUALE E' CONFLUITA LA MIA MOZIONE SUL CONTRASTO ALLA POVERTA' MINORILE.

G1 (testo 2)

Approvato
Il Senato, richiamate le premesse delle mozioni discusse nella seduta odierna,
        impegna il Governo, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica:
            1) ad adottare con la massima urgenza ulteriori politiche di crescita atte a superare la crisi economica che ha impoverito soprattutto le famiglie che hanno figli minori;
            2) a predisporre al più presto un Piano nazionale di azione per l'infanzia e l'adolescenza e di risorse adeguate dedicate, quale strumento fondamentale per definire una strategia nazionale che preveda una pluralità di misure, coordinate e coerenti, perché la povertà agisce su diverse dimensioni e non ci può essere un unico strumento valido per affrontarla;
            3) ad operare in direzione di un approccio coordinato a favore dell'infanzia e dell'adolescenza e dei suoi diritti, al fine di superare, nel rispetto delle competenze costituzionalmente definite, una dispendiosa e poco proficua frammentazione delle competenze tra più organi statali, regionali e locali, e di garantire, mediante una visione unitaria, la conoscenza dei dati e delle risorse complessivamente spese e la pari opportunità di accesso ai diritti dei bambini e degli adolescenti dell'intero territorio nazionale;
            4) a considerare il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea come un'opportunità per promuovere, in tale ambito, il rilancio ed il rafforzamento delle politiche e degli investimenti a favore delle giovani generazioni, anche con l'intento di escludere le spese più direttamente dedicate all'infanzia, alla scuola e alle famiglie dal calcolo dell'indebitamento, considerandole spese in conto capitale, ovvero investimenti capaci di creare lavoro e valore;
            5) a prevedere misure urgenti ed interventi di sostegno per consentire ai minori di essere educati nell'ambito della propria famiglia;
            6) a definire e assicurare su tutto il territorio nazionale i livelli essenziali di assistenza e la capacità di corrispondere ai diritti sociali e civili dei bambini e degli adolescenti, in termini di alloggi adeguati, accesso e qualità della formazione, di politiche della sanità e della sicurezza;
            7) a rifinanziare in modo adeguato nella legge di stabilità la legge n. 285 del 1997, recante "disposizioni per la promozione dei diritti e le opportunità dell'infanzia e l'adolescenza";
            8) ad istituire un Fondo nazionale da attribuire agli enti locali su parametri che tengano in considerazione le condizioni di povertà minorile e che permettano la garanzia di diritti di cittadinanza, come il diritto all'istruzione, alla fruizione delle mense e del trasporto scolastico;
            9) a stabilire meccanismi di tipo sostitutivo, nel rispetto delle competenze costituzionalmente definite, per evitare che finanziamenti e obiettivi concordati con le Regioni e gli enti locali non vengano, rispettivamente, utilizzati e rispettati;
            10) a diffondere tutte le sperimentazioni positive e le buone pratiche già esistenti in Italia;
            11) a dotarsi di strumenti di analisi che consentano di valutare l'impatto che le misure adottate realizzano sulla qualità di vita dei bambini, delle bambine, degli adolescenti e dei giovani adulti;
            12) a dare immediata attuazione, attraverso appositi decreti legislativi, alla legge 10 dicembre 2012, n. 219;
            13) a prevedere misure urgenti atte a specificare che le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la potestà genitoriale non possono essere di ostacolo all'esercizio del diritto del minore alla propria famiglia;
            14) a riconoscere i diritti dei bambini e delle bambine figli di madri private della libertà, favorendo il soggiorno con le mamme fuori dalle strutture carcerarie, in case famiglia protette, come già previste dalla legge n. 62 del 2011;
            15) ad effettuare, nel rispetto delle competenze disciplinate dalla legge, il monitoraggio del numero esatto di case famiglia presenti su tutto il territorio nazionale, al fine di tracciare la mappatura delle stesse e a prevedere ed attivare rigorosi meccanismi di controllo e vigilanza maggiormente efficaci sulle attività svolte dalle comunità o case famiglia, al fine di testare l'effettiva necessità, validità ed utilità dei progetti di affido previsti per ciascun minore;
            16) a procedere ad una riforma dei servizi sociali al fine di rendere l'intervento degli stessi più selettivo ed efficace e maggiormente calibrato sulle esigenze del minore;
            17) a valutare l'opportunità e l'urgenza di un piano di investimenti per l'istruzione pubblica che, a cominciare dai servizi alla prima infanzia, consenta alle famiglie di sentirsi coinvolte e supportate nei compiti educativi, soprattutto nelle aree a maggiore dispersione scolastica. A promuovere nelle scuole una piena integrazione dei minori stranieri anche con misure di supporto alla loro alfabetizzazione;
            18) a valutare la possibilità di porre in essere iniziative, anche di natura normativa, finalizzate ad istituire il tribunale della famiglia, al fine di adeguare il sistema della giustizia minorile alle "linee guida per il processo minorile in Europa", approvate dal Consiglio d'Europa il 17 novembre 2010, garantendo, in particolare, il diritto all'ascolto del minore e il diritto a mantenere un rapporto stabile con entrambi i genitori, anche se separati o divorziati, salvo nel caso di ragioni che giustifichino l'allontanamento di un genitore dal proprio figlio;
            19) a reperire le risorse necessarie per attuare un piano strategico di contrasto alla povertà minorile e giovanile finalizzato all'inclusione lavorativa dei giovani che escono dalle comunità di tipo familiare, visto che tali risorse non devono essere considerate una spesa che crea debito, ma un investimento sul capitale umano e sullo sviluppo e la crescita del Paese




21 NOVEMBRE 2013

IN OCCASIONE DELLA GIORNATA NAZIONALE DELL'INFANZIA E DELL'ADOLESCENZA IERI HO PARTECIPATO, IN QUALITA' DI VICE PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE BICAMERALE, AL CONVEGNO " COME RILANCIARE ADOZIONI ED AFFIDI" SVOLTOSI PRESSO LA " SALA POLIFUNZIONALE " DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI. DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DEL MIO INTERVENTO. 
Buonasera a tutti,

l'appuntamento di oggi ci permette di fare una importante e doverosa riflessione anche sullo "stato di salute" dell'istituto dell'affido che, al pari di quello dell'adozione, attraversa nel nostro paese una fase particolarmente difficile e presenta alcune importanti criticità.



La delicatezza dell'argomento impone un’approfondita riflessione, che deve tenere conto del continuo evolversi della società e del superamento, per varie ragioni, del modello di famiglia tradizionale come cultura unica di riferimento.



L’aumento delle separazioni e dei divorzi genera nuove tipologie di famiglie con nuove e delicate  reti relazionali, in molti casi famiglie monoparentali. Le disgregazioni delle famiglie in diversi casi non si verificano senza conflittualità e tensioni e chi sceglie di non avere più un compagno vive con maggior intensità ogni difficoltà.





Comprendere questi mutamenti sociali ci rende consapevoli di come possa servire un appoggio più esterno che interno alla famiglia,  e di come sia importante rivedere l'intero sistema di aiuti economici indirizzati alla famiglia.



E forse proprio la solitudine e l'abbandono da parte delle Istituzioni ha comportato la rinuncia di quasi 700 famiglie ad essere affidatarie.



La legge n.149 /2001 riconosce il principio di centralità del minore, collocandolo in posizione paritaria rispetto agli adulti, e garantisce espressamente il diritto del bambino a crescere in una famiglia, in primo luogo quella di origine, prevedendo che i nuclei familiari a rischio abbiano diritto a ricevere un sostegno dallo Stato, dalle Regioni e dagli Enti Locali, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di prevenire l'abbandono del minore e consentirne, nel pieno rispetto del principio sancito  nell'articolo 31 della costituzione, l'educazione all'interno della propria famiglia d'origine.



L’effettiva applicazione di questa parte della legge viene spesso disattesa e risulta  necessario riequilibrare l’attuale disparità che c’è nel garantire da parte  dei comuni  maggior sostegno e aiuti economici alle case famiglia rispetto a quelli riconosciuti ed assegnati alle famiglie d'origine o a quelle affidatarie.



Accanto a ciò occorrerebbe valutare la durata degli affidi, problematica che nell'ultimo decennio si è caratterizzata per un mutamento progressivo della ratio giuridica dello stesso istituto dell'affido, trasformandolo in moltissimi casi da misura "temporanea", come previsto dalla Legge n. 149/2001, a provvedimento di "lunga durata".



La legge, infatti, prevede un iniziale periodo di affidamento di ventiquattro mesi, eventualmente prorogabile senza che sia però individuato un limite temporale ben definito della stessa proroga.



Pertanto, avviene molto spesso che l'affido da temporaneo diventi permanente, arrivando anche fino al compimento del diciottesimo anno d'età e sviluppando dei legami talmente forti che poi, nel momento in cui vengono scissi, possono rappresentare un ulteriore elemento destabilizzante per il soggetto affidato.



Il distacco dalla famiglia d'origine costituisce per il minore un momento sempre  particolarmente drammatico che occorre gestire con estrema cura ed attenzione.

Proprio in tale ottica l'affido temporaneo è stato previsto dal legislatore per consentire, nei casi di genitori momentaneamente in difficoltà, l'affidamento dei minori a coppie, single o case famiglia per periodi molto brevi, assicurando loro un ambiente familiare dignitoso per la crescita.



Oggi più che mai - come accennato dal Presidente Grasso questa mattina - la legislazione sulla tutela dei minori e delle famiglie d'origine è estremamente lacunosa. Tali carenze devono rappresentare un importante stimolo affinché tutti gli operatori del settore contribuiscano alla realizzazione  di una rete sociale e psicologica in grado di supportare la famiglia d'origine e permetterle, qualora vi siano le condizioni di base, di riprendersi dalle difficoltà e poter ritornare a crescere il proprio figlio con l'amore, la stabilità economica e quel giusto grado di attenzioni che un compito così delicato come quello del genitore richiede.



E nell'ottica della tutela della famiglia d'origine riveste grande importanza l'attuale sperimentazione, portata avanti dal Ministero del Lavoro e dal Garante dei Minori, di una rete sociale  creata attorno alle famiglie e finalizzata ad evitare che situazioni familiari già difficile possano del tutto precipitare.





Ecco perché occorre rimettere al centro dell'azione politica, da un lato, una efficace opera di sostegno economico alle famiglie e, dall'altro, il miglioramento della rete di servizi sociali, alla quale devono essere garantiti un continuo sostegno e aggiornamento, al fine di poter svolgere il proprio prezioso lavoro nelle condizioni migliori.



Questi sono obiettivi che occorre necessariamente prefiggersi se si vogliono garantire dei servizi sociali altamente professionali, in grado di assicurare un operato esclusivamente finalizzato alla tutela del minore e al bene della famiglia e scongiurare decisioni che, anche se prese in totale buona fede, possono successivamente rivelarsi sbagliate e creare conseguenze peggiori di quelle che il minore avrebbe subito rimanendo in famiglia.



Il distacco del minore dalla famiglia d'origine, proprio perché, come detto in precedenza, particolarmente drammatico è un momento che occorre gestire con estrema cura ed attenzione non solo da parte di chi opera direttamente per lui come figura professionale, ma da parte di tutto il contesto educativo formativo.



Per questo motivo vorrei chiudere questo mio intervento introduttivo con un accenno alla difficoltà che vive oggi la scuola, che dovrebbe necessariamente superare la didattica tradizionale e produrre nuovi ed efficaci strumenti educativi e di sostegno in grado di aiutare i minori nel loro percorso dei vita.



La nostra Commissione ha il dovere, soprattutto in un periodo di grave crisi economica come quello attuale,  di affrontare con determinazione queste problematiche, impegnandosi ad interloquire  costantemente con le realtà direttamente interessate e con il Governo e Parlamento al fine di incanalare il massimo delle risorse possibili nelle attività e nei progetti di tutela e sviluppo dei bambini e degli adolescenti e di predisporre le condizioni legislative più favorevoli.



Questa giornata e questa tavola rotonda vuole essere l’inizio della ripresa di un percorso indirizzato a queste finalità.






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