mercoledì 29 gennaio 2014

LA VERITA' SULLA PROROGA DEI TRIBUNALI ABRUZZESI



APPENA ELETTA IN SENATO, MI SONO SUBITO IMPEGNATA PER LA PROROGA DELL'ENTRATA IN VIGORE DELLA RIFORMA DELLA GEOGRAFIA GIUDIZIARIA PER I TRIBUNALI ABRUZZESI, PRESENTANDO A LUGLIO UN ATTO DI SINDACATO ISPETTIVO, IL N. 3-00230 E UN DISEGNO DI LEGGE , IL N. 938


AD OTTOBRE HO PARTECIPATO, CON GLI ALTRI COLLEGHI PARLAMENTARI ABRUZZESI, AD UN INCONTRO CON IL MINISTRO CANCELLIERI PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA. IL MINISTRO AVEVA MANIFESTATO DISPONIBILITA' SIA PER LA PROROGA CHE PER  UNA REVISIONE, SULLA BASE DELL'ASPETTO OROGRAFICO, DELL'IMPIANTO COMPLESSIVO DELLA RIFORMA DELLE GEOGRAFIA GIUDIZIARIA (TROVERETE MAGGIORI INFORMAZIONI A QUESTO LINK).


EMENDAMENTO BLUNDO 2.11 (TESTO 2) 
EMENDAMENTO PEZZOPANE 3.0.1 (TESTO 2)
EMENDAMENTO PEZZOPANE 3.0.1 (TESTO 3)

FINO ALLE VOTAZIONI DI OGGI PER LA PROROGA DEI TRIBUNALI ABRUZZESI.
L'APPROVAZIONE DELL'EMENDAMENTO 3.0.1 ( Testo 3) FIRMATO PEZZOPANE -CHIAVAROLI E' STATO L'ENNESIMO ESEMPIO DI UNA MAGGIORANZA ARROGANTE CHE HA COME SUO UNICO OBIETTIVO QUELLO DI APPARIRE.

DI SEGUITO TROVERETE IL RESOCONTO STENOGRAFICO DI ENTRAMBE LE SEDUTE D'AULA DI OGGI IN SENATO. LA PRIMA PARTE RIGUARDA LA SEDUTA CHE SI E' SVOLTA QUESTA MATTINA QUANDO PER UN ERRORE DI TRASMISSIONE DEL FASCICOLO DEFINITIVO DEGLI EMENDAMENTI DA PARTE DELLA COMMISSIONE BILANCIO NON RISULTAVA IL TESTO 2 DEL MIO EMENDAMENTO, IL 2.11, CHE AVEVO PRESENTATO PER OVVIARE ALLE PROBLEMATICHE DI COPERTURA RIGUARDANTI IL PRIMO TESTO.
TROVERETE SUCCESSIVAMENTE IL RESOCONTO DELLA SEDUTA POMERIDIANA DOVE SI E' COMPIUTO L'ENNESIMO FURTO AI DANNI  DEL M5S. 


 
Resoconto Seduta Mattina:

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.11, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.
BLUNDO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BLUNDO (M5S). Signor Presidente, chiedo scusa, ma l'emendamento votato in precedenza lo avevo trasformato in un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Se la prossima volta ce lo comunica...
BLUNDO (M5S). Non mi ha guardato.
Un'altra cosa: dell'emendamento 2.11 ho presentato il testo 2 rivedendo la copertura; non capisco perché non risulta.
PRESIDENTE. A chi l'ha presentato?
BLUNDO (M5S). Dal nostro ufficio legislativo è stato presentato il testo 2 dell'emendamento 2.11 e l'ordine del giorno riguardo quello che lei ha votato senza vedere che mi ero alzata.
PRESIDENTE. L'emendamento 2.11 non risulta agli uffici; comunque, è improcedibile. Se vuole lo votiamo.
BLUNDO (M5S). Presidente, vorrei votare il testo 2 che ho presentato e che risulta sul sito del Senato. Se vuole venire a vederlo, vuole prendere atto. (Commenti dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Se vuole portarcelo lei forse sarebbe meglio.
BLUNDO (M5S). Glielo porto? (Applausi dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Le mandiamo qualcuno a prenderlo, non c'è bisogno che si scomodi.
Senatrice Blundo, accantoniamo l'emendamento 2.11.
BLUNDO (M5S). Sicuramente è meglio.
PRESIDENTE. Ci può dire qual è la modifica proposta nel testo 2 dell'emendamento 2.11?
BLUNDO (M5S). Ho cambiato la copertura proprio perché era stato espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.
PRESIDENTE. Allora, deve rivalutarlo la Commissione, se lei ha cambiato la copertura.
BLUNDO (M5S). Infatti, ieri in Commissione...
PRESIDENTE. Quindi, lo accantoniamo e chiediamo alla Commissione bilancio di darci il parere.
BLUNDO (M5S). Se mi fa parlare, ieri in Commissione... (Commenti dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Per favore, lasciate parlare.
BLUNDO (M5S). ...era stato chiesto, ed il presidente Azzollini mi ha detto che probabilmente non era passato da loro perché andava bene così. Oggi vedo che in Aula non è presente, quindi chiedo di accantonarlo.
PRESIDENTE. Queste sono procedure molto informali. I colloqui con il presidente Azzollini saranno validi, però per noi, finché non c'è un parere, non c'è un testo diverso: mi dispiace. Comunque intanto lo accantoniamo.
BLUNDO (M5S). Risulta sul sito del Senato; quindi, lo accantoniamo.
L'ordine del giorno, che spero vi sia pervenuto, concerne la questione del centro storico dei militari: avevo tolto le parole «centro storico» dall'emendamento e l'ho trasformato in un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Gli uffici mi dicono che il testo si trova sul sito del Senato, ma come presentato in Commissione, e non per l'Aula. Occorre ripresentarlo per l'esame da parte dell'Aula.
Chiedo comunque al presidente Azzollini di esprimere il parere sull'emendamento 2.11, come riformulato dalla presentatrice, senatrice Blundo.
AZZOLLINI (NCD). Signor Presidente, non posso esprimere subito il parere sull'emendamento in questione, perché c'è la previsione di un onere e ho bisogno di visionarlo. Chiedo pertanto che l'emendamento 2.11 (testo 2) sia accantonato.
Signor Presidente, colgo però l'occasione per chiederle una gentilezza. Lo avrei fatto in ordine a qualsiasi altro emendamento. Io prego la Presidenza dell'Aula di interrompere, ad un certo punto, come facciamo anche in Commissione, la riformulazione dei testi. Anche questa mattina, infatti, siamo costretti a valutare testi e oneri approntati con una certa celerità, ciò che non consente una istruttoria da parte della Commissione.
Io le chiedo con cortesia, signor Presidente, per consentire a me e alla Commissione un buon lavoro, naturalmente a partire dal prossimo provvedimento, di avere la certezza, ad un certo punto, di poterle fornire tutti i pareri con un minimo di istruttoria. In questo caso, su sua richiesta, naturalmente io procederò rapidamente.
PRESIDENTE. Dispongo pertanto l'accantonamento dell'emendamento 2.11 (testo 2).


NEL FRATTEMPO VENIVA PREPARATO IL TESTO 3 DELL'EMENDAMENTO PEZZOPANE - CHIAVAROLI.

Resoconto Seduta Pomeriggio:


PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli altri emendamenti precedentemente accantonati.
Invito il relatore e la rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'emendamento 2.11 (testo 2).
PAGLIARI, relatore. Esprimo parere contrario.
DE CAMILLIS, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Anche il Governo esprime parere contrario.
BLUNDO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BLUNDO (M5S). Signor Presidente, vorrei precisare che la copertura di impegno di 10 milioni non serve, per cui il suo importo viene abbassato a 2 milioni di euro.
CHIAVAROLI (NCD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CHIAVAROLI (NCD). Signor Presidente, l'emendamento 2.11 (testo 2) è analogo all'emendamento 3.0.1 che avevamo parimenti accantonato.
Quindi, chiedo al relatore di esprimere il suo parere su entrambi e semmai di votarli insieme.
PRESIDENTE. Mi scusi, senatrice Chiavaroli, ma non rilevo una sovrapposizione tra i due emendamenti.
CHIAVAROLI (NCD). È diversa solo la formulazione testuale, ma si tratta della stessa proroga e dello stesso tempo. Si proroga a tre anni l'accorpamento dei tribunali abruzzesi. È scritta solo in maniera diversa la proroga.
PRESIDENTE. Senatrice, ma anche le cifre mi sembrano diverse.
Chiedo al relatore di esprimersi a tal riguardo.
PAGLIARI, relatore. L'emendamento 3.0.1 ha un contenuto diverso e più ampio e su di esso il mio parere è favorevole.
La senatrice Blundo può benissimo apporre la sua firma e condividere l'emendamento 3.0.1, che è quello approvabile per la sua completezza.
AZZOLLINI (NCD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AZZOLLINI (NCD). Signor Presidente, riporto all'Aula, e per questo mi permetto di intervenire, la decisione presa dalla 5a Commissione al riguardo.
I tre emendamenti in questione sono stati da me valutati insieme. Tutti e tre hanno lo stesso contenuto. Per quel che attiene la copertura, vanno bene tutti e tre. Nel caso dell'emendamento della senatrice Blundo, si verificava una sovra copertura.
In 5a Commissione abbiamo detto che, ove mai la senatrice Blundo chiedesse di adeguare la sua copertura a quella prevista negli altri due emendamenti, ben può farlo, in modo che gli emendamenti vengono presi complessivamente in esame dall'Assemblea e dalla Presidenza.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, poiché è stato espresso parere favorevole sull'emendamento 3.0.1, suggerisco alle senatrici Blundo e Pelino di apporre la propria firma all'emendamento 3.0.1 e di ritirare i propri.
PELINO (FI-PdL XVII). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PELINO (FI-PdL XVII). Signor Presidente, noi abbiamo presentato questi emendamenti come maggioranza ed opposizione. Il loro contenuto è lo stesso e, siccome riguardano i tribunali abruzzesi, a questo punto credo che lo stesso senatore Razzi voglia apporre la sua firma, avendo intrapreso insieme una battaglia per il nostro Abruzzo.
Quindi, ritiro il mio emendamento e sottoscrivo l'emendamento 3.0.1.
PRESIDENTE. Senatrice Blundo, le chiedo se è d'accordo a ritirare il suo emendamento e a sottoscrivere l'emendamento 3.0.1.
BLUNDO (M5S). Signor Presidente, innanzitutto devo dire che trovo alquanto assurdo aver definito un emendamento più completo di un altro, per il solo fatto che contiene delle parole in più di specifica riguardo quello che, al contrario, è in modo sostanziale identico.
Posso capire la vostro esigenza di garantirvi i voti per non perdere le poltrone, posso capire... (Commenti dal Gruppo PD). È la verità!
PRESIDENTE. Senatrice, ciascun senatore non deve rispondere dei propri voti. È previsto dalla Costituzione. Mi dispiace, ma questo non glielo concedo.
BLUNDO (M5S). Certo.
Come stavo dicendo, posso capire che ci possano essere queste esigenze, ma in realtà l'emendamento 2.11 (testo 2) dovrebbe essere votato per primo in quanto riferito all'articolo 2. Questa è una palese richiesta di annullare il fatto che l'emendamento è stato presentato dal Gruppo Movimento 5 Stelle e, soprattutto, dalla sottoscritto che già da luglio avanzava analoga richiesta con un disegno di legge. (Applausi dal Gruppo M5S).
Inoltre, l'emendamento che ho presentato nel testo corretto è stato letteralmente copiato nel testo 3 dell'emendamento 3.0.1.
A vostra coscienza, perché tanto risponderete di ciò che fate ai cittadini... (Commenti dal Gruppo PD), ...riconoscere con correttezza - cosa che non state facendo - le posizioni e le proposte dell'opposizione, così come è accaduto con ordini del giorno assorbiti e fatti vostri anche in Commissione. A vostra coscienza!
Qualora vi ostinaste a voler far passare l'emendamento presentato da altri colleghi per i motivi che ho già illustrato, chiaramente mi troverei costretta a sottoscriverli perché l'interesse prioritario è quello dei cittadini, in particolare, della giustizia che deve essere garantita, non costosa e per tutti. (Applausi dal Gruppo M5S). Grazie!
PRESIDENTE. Quindi ritira il suo emendamento, senatrice Blundo?
BLUNDO (M5S). Presidente, forse non ci siamo capiti.
PRESIDENTE. Mi dica si o no. Ritira - si o no - l'emendamento 2.11 (testo 2)?
BLUNDO (M5S). No! E chiedo che vanga messo ai voti. (Applausi dal Gruppo M5S).
PAGLIARI, relatore. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAGLIARI, relatore. Signor Presidente, voglio cogliere l'essenza del ragionamento e non le strumentalizzazioni che sono venute.
Credo che di fronte ad un tema trattato da tre emendamenti il relatore possa scegliere l'emendamento che meglio esplica la materia (Applausi del senatore Buemi. Proteste della senatrice Blundo) e considerare assorbiti gli altri.
Parliamoci chiaro. Può darsi che non essendo conosciuto si possa pensare... io non ho problemi nell'attribuire la paternità della norma alla senatrice Pezzopane, alla senatrice Pelino o alla senatrice Blundo. Ho però il problema di dare una norma che sia la migliore possibile... (Applausi dai Gruppi PD e SCpI) ...in un periodo in cui la tecnica legislativa è un'esigenza. Quindi, per questi motivi chiedo che venga votato l'emendamento 3.0.1 (testo 3) che assorbe gli altri due emendamenti. L'intento è costruttivo, non sono io che devo scegliere.
PRESIDENTE. Io devo procedere secondo Regolamento e quindi passo alla votazione dell'emendamento 2.11 (testo 2). (Commenti della senatrice Blundo).
Senatrice, ha parlato abbastanza.
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.11 (testo 2), presentato dalla senatrice Blundo e dal senatore Castaldi.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1214
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.0.1 (testo 3).
Prima di votare chiedo al Governo se il parere è conforme a quello del relatore.
DE CAMILLIS, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere è conforme, signor Presidente.
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.0.1 (testo 3), presentato dalla senatrice Pezzopane e da altri senatori.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato approva.

venerdì 17 gennaio 2014

LA TUTELA DELLE COSTE E' UNA PRIORITA' PER IL M5S

Ieri, ancora una volta, è stata rinviata la discussione e la votazione in Aula al Senato della mozione volta ad impegnare il Governo a modificare l'art. 6 comma 17 del Decreto legislativo n. 152/2006 sulle attività di ricerca di idrocarburi, nonostante le numerose mail di sollecitazione inviate a tutti parlamentari dai cittadini. Dopo la bocciatura del mio emendamento al Decreto del Fare per il ripristino del limite di 12 miglia dalla costa, la tutela delle nostre coste continua a non essere una priorità per questa maggioranza. 

Noi del MoVimento Cinque Stelle vogliamo la reintroduzione di tale limite per le attività di prospezione e ricerca di idrocarburi dai fondali marini, dopo la sensibile riduzione decisa nel 2012 dal Governo Monti. La salvaguardia della flora e della fauna marina e la difesa delle coste sono battaglie del M5S perché riteniamo inaccettabile che la bellezza del nostro territorio sia compromessa o addirittura deturpata dalla presenza di impianti di trivellazione a pochissima distanza dalla riva, con evidenti ripercussioni anche per il turismo.
 
Mi auguro, pertanto, non solo che si proceda quanto prima ad una nuova calendarizzazione della mozione ma mi adopererò anche affinché si avvii rapidamente la discussione in commissione dei Disegni di Legge presentati sul tema, tra i quali il mio, il n. 451, depositato il 10 aprile 2013 e finalizzato ad accrescere la tutela delle zone di mare rispetto alle richieste di estrazione di idrocarburi da parte delle compagnie petrolifere.

mercoledì 8 gennaio 2014

CIALENTE DIMOSTRI DI AVERE VERAMENTE A CUORE IL BENE DEGLI AQUILANI :FACCIA UN PASSO INDIETRO E SI DIMETTA.



“Do ut des”. È eloquente il nome dato all’inchiesta che questa mattina ha portato a numerosi arresti e perquisizioni ai danni di ex ed attuali assessori e funzionari pubblici del Comune di L’Aquila  ritenuti responsabili  di reati gravi come corruzione, appropriazione indebita e falsità materiale ed ideologica  su appalti legati alla ricostruzione post-terremoto.  
 
Un intreccio perverso di interessi tra politici, funzionari pubblici ed imprenditori che noi del Movimento Cinque Stelle denunciamo ormai da molto tempo sia sul territorio che nelle aule parlamentari. Da otto mesi, infatti, in Senato chiediamo con un Disegno di Legge, il DOC XXII n. 5 presentato a mia prima firma, l'istituzione di una Commissione d'Inchiesta sulla ricostruzione post terremoto, convinti, da sempre, dell'esistenza a L'Aquila di una forte questione morale. Al punto che il 12 novembre 2013 ho presentato al Comune di L'Aquila, una richiesta di accesso agli atti relativa ad alcuni importanti documenti come la Relazione Finale della Commissione d'indagine sulla gestione del personale dirigenziale e non del Comune, quella sugli affitti delle sedi comunali, sulla assistenza post terremoto della popolazione e sulla ispezione effettuata in Comune prima del sisma dai funzionari del Ministero dell'Economia. I fatti di oggi ci danno terribilmente ragione. 

Noi sosteniamo, senza se e senza ma, il prezioso ed efficace lavoro della Magistratura nell'accertamento dei reati e delle responsabilità penali ma crediamo che l'Istituzione della Commissione d'Inchiesta sia un passaggio fondamentale per accertare le pesanti responsabilità politiche dell'Amministrazione Cialente. 

Il Vice Sindaco ed ex assessore all’urbanistica Roberto Riga, dimessosi questo pomeriggio, il Direttore del Consorzio dei Beni Culturali della Provincia di L'Aquila  Vladimiro Placidi e l'ex Assessore Pierluigi Tancredi, entrambi agli arresti domiciliari, nonché l'ex responsabile dell'Ufficio Ricostruzione Mario Di Gregorio sono solo alcuni dei politici e funzionari, coinvolti nell’inchiesta, che hanno gestito in questi anni la fase post terremoto a L’Aquila. 


All’operazione di questa mattina si aggiunge l’indagine di poche settimane fa sull'affidamento di appalti pubblici per la ristrutturazione e i puntellamenti delle chiese e palazzi storici aquilani, che vede tra gli indagati per corruzione, turbativa d'asta e violazione delle norme del Codice degli Appalti, anche una funzionaria della Direzione Regionale dei Beni Culturali e il braccio destro dell'ex Vice Commissario per la Ricostruzione dei Beni Culturali Luciano Marchetti.


Oggi si parla di Palazzo Carli ma la vicenda forse riguarderà tutti i palazzi storici i cui lavori di messa in sicurezza spesso venivano affidati dal Comune di L’Aquila, anche senza le prescritte autorizzazioni della struttura commissariale dei beni culturali. 


Per questo motivo sconcertano le dichiarazioni del Sindaco Cialente sull’operazione di Polizia di questa mattina. Non si può governare una città ed essere all'oscuro di tutto. Forse è arrivato il momento di fare un bagno di umiltà e un passo indietro, dando quelle dimissioni che probabilmente rappresenterebbero il più maturo e significativo gesto politico del suo mandato, forse l’unico che farebbe nell’interesse dei cittadini aquilani.







L'ILLUSTRAZIONE DELL'EMENDAMENTO 4.9 FATTA OGGI IN AULA CONTRO LA SVENDITA DELLA BANCA D'ITALIA A ISTITUTI DI CREDITO, ASSICURAZIONI E FONDI DI INVESTIMENTO ESTERI




Presidente, Rappresentante del Governo, Colleghi

nel corso della discussione generale il nostro gruppo ha più volte ribadito la netta contrarietà a quanto deciso dal Governo in questo decreto legge sul futuro assetto della Banca d’Italia.

Il Movimento Cinque Stelle non può accettare la trasformazione della nostra banca centrale in una società ad azionariato privato diffuso. Non possiamo consentire che – secondo quanto previsto nel provvedimento all’esame oggi – la stessa Banca d’Italia possa distribuire ai banchieri privati, sottraendoli alle casse dello Stato, utili fino a 450 milioni di euro all’anno e cioè fino al 6 % del nuovo capitale sociale, fissato a 7,5 miliardi di euro.

il Movimento Cinque Stelle e ciascun cittadino responsabile non può condividere il fatto che le quote che dovevano passare allo Stato, come stabilito nella Legge inattuata del 2005, attualmente possedute da gruppi italiani  siano vendute un domani a soggetti extracomunitari. Sulla base di questa necessaria premessa, con l’emendamento 4.9 proponiamo che la Banca d’Italia, istituto di diritto pubblico, rimanga indipendente nell’esercizio dei suoi poteri e nella gestione delle sue finanze e che le singole quote nominative di partecipazione al nuovo capitale siano di 20.000 euro e appartengano solo ed esclusivamente ad Amministrazioni Pubbliche.

L’emendamento stabilisce che ciascun partecipante non possa direttamente ed indirettamente possedere una quota del capitale superiore al 5% e che per le quote in eccesso non venga riconosciuto alcun diritto di voto, prevedendo, inoltre, che i relativi dividendi siano eventualmente assegnati alle riserve statutarie della Banca d’Italia.
Per i partecipanti alle quote del capitale chiediamo che siano distribuiti annualmente dividendi per un importo non superiore ad una percentuale del capitale sociale della Banca stessa e pari al tasso medio ponderato riconosciuto sui titoli del debito pubblico di durata non superiore ad un anno.

Sono sicuramente delle proposte finalizzate ad evitare che la nostra Banca Centrale, già fortemente debole si indebolisca maggiormente all’interno di un sistema bancario europeo che ha sottratto ai Paesi aderenti la Sovranità monetaria, disconoscendo che la moneta, essendo all’atto della sua emissione di proprietà dei cittadini, dovrebbe essere accreditata dalla Banca centrale allo Stato
Ebbene sono proposte per evitare che la Nostra Banca Centrale sia ulteriormente indebolita nell’esercizio delle sue funzioni di vigilanza, divenendo sempre di più assoggettata ai mutevoli assetti societari del settore bancario privato e recuperi invece quel ruolo fondamentale di indirizzo e controllo dell’economia che le compete.
Vi invito colleghi nella fretta della votazione di prestare attenzione a questo emendamento 4.9 che corrisponde nei contenuti ad affermazioni fatte da molti di voi oggi in quest’aula.  

Di seguito il testo dell'emendamento:
 
4.9
PEPE, VACCIANO, MOLINARI, BOTTICI  BLUNDO
Sostituire l'articolo con il seguente:
        «Art. 4. - (Capitale della Banca d'Italia). – 1. La Banca d'Italia istituto di diritto pubblico, è la banca centrale della Repubblica italiana, è parte integrante del Sistema Europeo di Banche Centrali ed è autorità nazionale competente nel meccanismo di vigilanza unico di cui all'articolo 6 del Regolamento (VE) n. 1024/2013 del Consiglio del 15 ottobre 2013. È indipendente nell'esercizio dei suoi poteri e nella gestione delle sue finanze.
        2. La Banca d'Italia è autorizzata ad aumentare il proprio capitale mediante utilizzo delle riserve statutarie all'importo di euro 7.500.000.000; a seguito dell'aumento il capitale è rappresentato da quote nominative di partecipazione di euro 20.000 ciascuna.
        3. Ai partecipanti possono essere distribuiti esclusivamente dividendi annuali) a valere sugli utili netti, per un importo non superiore a una percentuale del capitale sociale pari al tasso medio ponderato riconosciuto sui Titoli del Debito Pubblico con durata non superiore all'anno, emessi nell'anno solare precedente dallo Stato Italiano.
        4. Le quote di partecipazione al capitale possono appartenere solamente ad Amministrazioni Pubbliche.
        5. Ciascun partecipante non può possedere, direttamente o indirettamente, una quota del capitale superiore al 5 per cento. Per le quote possedute in eccesso non spetta il diritto di voto ed i relativi dividendi sono imputati alle riserve statutarie della Banca d'Italia.
        6. La Banca d'Italia al fine di favorire il rispetto dei limiti di partecipazione al proprio capitale fissati al comma 5) può acquistare temporaneamente le proprie quote di partecipazione e stipulare contratti aventi ad oggetto le medesime. Tali operazioni sono autorizzate dal Consiglio Superiore con il parere favorevole del Collegio Sindacale ed effettuate con i soggetti appartenenti alle categorie di cui al comma 4, con modalità tali da assicurare trasparenza e parità di trattamento. Per il periodo di tempo limitato in cui le quote restano nella disponibilità della Banca d'Italia, il relativo diritto di voto è sospeso e i dividendi sono imputati alle riserve statutarie della Banca d'Italia».



  




 

venerdì 20 dicembre 2013

I MIEI EMENDAMENTI AL DECRETO LEGGE SUGLI ENTI LOCALI: TUTTI RESPINTI.



In Aula durante la discussione del Decreto Legge sugli Enti Locali ho ripresentato l'emendamento che intendeva scongiurare il pignoramento delle somme destinate all'avvio e  prosecuzione dei lavori di ricostruzione privata a L'Aquila e nei comuni colpiti dal sisma del 2009. L'emendamento, sostenuto anche dalla senatrice Pelino, da Forza Italia e Lega è stato però ancora una volta respinto per il voto contrario del Partito Democratico. È una decisione che ancora una volta penalizza enormemente i cittadini, costringendoli a sostenere ingenti spese legali per poter tutelare i loro diritti. Auspico per questo un tempestivo intervento del Sottosegretario Legnini alla Camera dei Deputati, dove il Partito Democratico dirotta sempre più spesso alcune importanti proposte potendo contare su una maggioranza certa.

Avevo inoltre presentato altri due emendamenti. Il primo voleva limitare la possibilità dei Sindaci, e delle Amministrazioni dei comuni sotto i 5000 abitanti, di adottare atti di natura tecnica gestionale, solo ed esclusivamente ai casi di documentata e riscontrata assenza di figure idonee tra i dipendenti del Comune. L'obiettivo di tale emendamento era quello di evitare che il Sindaco e le amministrazioni comunali, non subendo alcun tipo di controllo, possano con i loro atti concretizzare clientele e favoritismi.

L'aula non ha poi accolto il suggerimento di trasferire, a partire dal 1 gennaio 2014, la competenza in materia di riscossione del bollo auto dalle Regioni ai Comuni di residenza degli automobilisti. Una proposta che avrebbe permesso ai comuni in una situazione come quella attuale di diffusa "sofferenza finanziaria", di avere maggiori risorse disponibili per migliorare la qualità della vita dei cittadini. 
Siamo però riusciti come gruppo ad ottenere un'altra grande vittoria: far votare al Partito democratico l'emendamento del collega Sergio Puglia che obbliga a scegliere gli scrutatori dei seggi elettorali mediante il sorteggio. Un altro piccolo passo di una grande rivoluzione che continua inarrestabile. 
Di seguito il testo dei miei tre emendamenti al DDL n.1149 sugli Enti locali e il mio comunicato stampa ripreso da "Il Capoluogo".



1.103
BLUNDO, MANGILI, MARTELLI, PUGLIA
RESPINTO

Dopo il comma 12, inserire il seguente:

        «12-bis. Al comma 23, articolo 53, della legge 23 dicembre 2000, n.  388, dopo le parole: ''approvato con decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267'', inserire le seguenti: ''che riscontrino e dimostrino la mancanza non rimediabile di figure professionali idonee nell'ambito dei dipendenti''».



1.112
BLUNDO, MANGILI, LEZZI, MARTELLI, PUGLIA
RESPINTO

Dopo il comma 15, inserire il seguente:

        «15-bis. I fondi destinati alla prosecuzione degli interventi per la ricostruzione privata, nonché quelli assegnati a titolo di indennizzi per i danni subiti nei territori della regione Abruzzo, colpiti dagli eventi sismici del 6 aprile 2009, di cui all'articolo 3, comma 1, lettere a), f), g), h) ed i) del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, e successive modificazioni, non sono soggetti ad esecuzione forzata. Gli atti di sequestro e di pignoramento afferenti ai predetti fondi sono nulli».


2.86

RESPINTO

Dopo il comma 20, aggiungere il seguente:

        «20-bis. All'articolo 17 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, il comma 10 è sostituito dal seguente:

        ''10. A decorrere dal gennaio 2014 la riscossione, l'accertamento, il recupero, i rimborsi, l'applicazione delle sanzioni ed il contenzioso amministrativo relativo alle tasse automobilistiche non erariali sono demandati ai Comuni e sono svolti con le modalità stabilite con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da emanare entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti. Con il medesimo decreto di cui al periodo precedente è approvato lo schema tipo di convenzione con la quale i Comuni possono affidare a terzi, mediante procedure ad evidenza pubblica, l'attività di controllo e riscossione delle tasse automobilistiche. La riscossione coattiva è svolta a nonna del decreto del Presidente della Repubblica 28 gennaio 1988, n. 43.''».










IL GOVERNO TENGA CONTO DELLA RISOLUZIONE ANTI - METANODOTTO SNAM APPROVATA DAL CONSIGLIO REGIONALE ABRUZZESE

MARTEDI' SONO INTERVENUTA IN AULA AL SENATO PER RIBADIRE LA NETTA CONTRARIETA' DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE AL GASDOTTO SNAM, ALLA LUCE ANCHE DELLA  NUOVA RISOLUZIONE ANTI METANODOTTO APPROVATA DAL CONSIGLIO REGIONALE ABRUZZESE, E PER CHIEDERE LA CALENDARIZZAZIONE URGENTE DELLA MIA INTERPELLANZA, LA N. 00057, PRESENTATA IL 30 LUGLIO 2013 SULLA QUESTIONE.



martedì 10 dicembre 2013

I SINDACI DEI PICCOLI COMUNI HANNO BISOGNO DI RISORSE CERTE E DI PROGRAMMAZIONE.

SONO INTERVENUTA IN AULA A FINE SEDUTA PER PORRE ALL'ATTENZIONE DEI COLLEGHI E DEL PRESIDENTE DI TURNO LE ATTUALI DIFFICOLTA' CHE INCONTRANO I SINDACI DEI PICCOLI COMUNI NEL FARE UN SERIO BILANCIO DI PREVISIONE, A CAUSA DEI CONTINUI TAGLI ALLE RISORSE E DELLA INCERTEZZA NORMATIVA IN MATERIA DI TRIBUTI LOCALI. QUESTO IMPEDISCE  DI PROGRAMMARE GLI INTERVENTI A SOSTEGNO DEI CITTADINI E A PAGARE E' SEMPRE CHI E' IN DIFFICOLTA'. QUI LO STENOGRAFICO, IL VIDEO DEL MIO INTERVENTO E IL COMUNICATO STAMPA PUBBLICATO SU  www..piazzagrande.info. 

Signor Presidente, colleghi (la maggior parte sono andati via), 

con questo mio breve intervento voglio evidenziare la difficilissima situazione finanziaria in cui versano i piccoli Comuni italiani, condizionata in modo determinante dalla costante e graduale riduzione dei trasferimenti delle risorse, nonché dall'obbligo di fare i conti con il Patto di stabilità, che comprime sensibilmente la possibilità di fare gli investimenti, così come ulteriormente imposto nel decreto per la cancellazione della seconda rata IMU.
I riflettori dei media e dei giornali sono costantemente puntati sulla politica nazionale, spesso per questioni e tematiche che nulla hanno a che fare con i bisogni e le esigenze dei cittadini, e si trascura ingiustamente il duro lavoro che, in condizioni quasi impossibili, viene quotidianamente svolto dai sindaci dei piccoli Comuni, unici amministratori che, nel panorama politico nazionale attuale, risultano veramente essere a stretto contatto con il territorio e consapevoli delle difficoltà che le famiglie vivono quotidianamente.
La drastica riduzione nei trasferimenti delle risorse si ripercuote inevitabilmente sul raggio di azione dei sindaci e sulla loro effettiva possibilità di incidere nello svolgimento delle proprie funzioni e dei propri compiti, soprattutto nell'erogazione dei servizi di assistenza alla popolazione, nella manutenzione stradale, nella sicurezza e nell'istruzione. A pagare, come al solito, sono solo ed esclusivamente i cittadini.
Tali difficoltà sono amplificate ormai dalla cronica incertezza normativa in materia di enti locali, soprattutto in campo tributario, e, di conseguenza, dalla impossibilità di programmare seriamente i propri interventi. Molto spesso avviene che si spenda sulla base di quanto stabilito nei bilanci di previsione e poi, proprio per successive modifiche normative in materia di tributi locali, le stesse spese già sostenute non possano avere una copertura.  Nelle ultime settimane abbiamo avuto una palese dimostrazione di queste problematiche, con cambiamenti continui fatti dal Governo nelle imposizioni sulla casa e sui rifiuti (la TARES, la TRISE, la TASI, l'IMU, fino alla nuova IUC) su cui si basano i bilanci comunali, che ora sono costretti a un ennesimo irrigidimento, in quanto saranno dovuti dai cittadini gli interi importi per coprire i servizi.
Non si può andare incontro ai bisogni dei cittadini se i sindaci vengono svuotati dei loro compiti e poteri, se non viene loro consentito di investire, di fare un bilancio stabile di previsione e poter avere contezza delle risorse rientranti nelle proprie disponibilità.
Alcuni giorni fa il sindaco di un piccolissimo Comune in provincia dell'Aquila, Lucoli, mi confidava queste problematiche e la sua difficoltà a mettere in atto politiche sociali per anziani, disabili e famiglie indigenti con l'esiguità delle risorse che gli venivano trasferite. Soprattutto in un piccolo Comune, un sindaco, che percepisce - in questo caso - un'indennità massima di 670 euro al mese, non può permettersi di guardare negli occhi i suoi concittadini, che non sa come aiutare.