giovedì 7 novembre 2013

IL DECRETO SCUOLA MIGLIORATO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI PER MERITO DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE MA DOVE SONO I FONDI PER LA SCUOLA PUBBLICA?






IERI SONO INTERVENUTA IN AULA IN DISCUSSIONE GENERALE SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE DEL DECRETO LEGGE N.104 RIGUARDANTE LA SCUOLA E L' UNIVERSITA'. DI SEGUITO IL MIO INTERVENTO INTEGRALE:

Signora Presidente, onorevoli colleghi, 

come è avvenuto molte altre volte in questa legislatura per decreti-legge riguardanti altri settori, il mondo della scuola e dell'università aveva riposto notevoli aspettative su questo provvedimento; buoni auspici che ben presto si sono però trasformati in cocente delusione. Da questo decreto-legge ci si attendeva ben altro, soprattutto perché dopo anni di riforme inutili e fortemente peggiorative si pensava fosse finalmente giunto il momento di sottrarre la scuola e l'università dallo stato di incertezza, confusione e precariato che la caratterizza assicurando maggiore stabilità a tutto il comparto istruzione.
Anche questa volta però il Governo Letta ha confermato il criterio che da sette mesi caratterizza la sua azione politica: dare la percezione di cambiare tutto per poi, alla fine, lasciare immutato lo stato delle cose.
Venendo all'analisi nel merito del provvedimento, non può non saltare subito all'occhio il fatto che il decreto-legge non mette a disposizione risorse importanti per l'edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli edifici. Questa è una delle priorità che il Governo PD-PdL dovrebbe affrontare, ma ai cittadini è sempre più chiaro, cari colleghi del partito unico, che sulle vere necessità del Paese annaspate non poco a trovare una larga intesa. Oppure, quelle poche volte che riuscite a mettervi d'accordo al punto da destinare 150 milioni di euro all'edilizia scolastica, come è avvenuto nel decreto-legge del «non fare», non consentite agli enti locali di poter accedere realmente ai fondi imponendo strettissime scadenze temporali nella presentazione dei progetti di ristrutturazione.
Le aule cadono a pezzi, 10.000 istituti andrebbero addirittura abbattuti perché non sono a norma. Dobbiamo aspettare la tragedia? Dobbiamo aspettare che qualche classe cada addosso ai nostri figli per fare qualcosa?
«Cittadinanzattiva» nell'ultimo «Rapporto su sicurezza, qualità e accessibilità a scuola», ha evidenziato che il 67 per cento degli edifici scolastici monitorati si trova in zone ad alto rischio sismico e solo il 44 per cento delle scuole possiede il certificato di agibilità statica, il 38 per cento quello di agibilità igienico-sanitaria ed il 37 per cento quello di prevenzione incendi. Allo stesso tempo, siamo costretti ad osservare impotenti che i partiti continueranno a spartirsi, per il 2014, 91 milioni di euro di finanziamenti pubblici e nella legge di stabilità si prevedono 220 milioni di euro di finanziamenti alle scuole private.
Abbiamo ancora nelle nostre menti e nei nostri cuori il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia del 31 ottobre 2002, in cui persero la vita 27 bambini e la loro maestra. Quei 27 angeli ci guardano e noi ci vergogniamo ai loro occhi per voi, ma il Movimento 5 Stelle non dimentica!
Inoltre mi domando e vi domando: in che misura le risibili risorse messe a disposizione da questo provvedimento potranno effettivamente migliorare la scuola e l'università pubblica?
Credo che dobbiamo essere estremamente sinceri, cari colleghi, e sgombrare il campo da qualsiasi illusione: questi 450 milioni non produrranno effetti sensibili sulla realtà, anche perché si tratta di misure tampone ed estremamente frammentarie che fondamentalmente non risolvono nessuno dei problemi della scuola e soprattutto non consentono di aprire nuovi scenari e nuove opportunità, come ad esempio l'adeguamento ed il collegamento dei programmi didattici alla valorizzazione dei parchi pubblici e nazionali, perché non sono state inserite nel decreto norme volte a facilitare e garantire una maggiore integrazione degli studenti diversamente abili e si continua inoltre a non prevedere misure efficaci per la riduzione delle drammatiche percentuali di abbandono e dispersione scolastica.
Investire nella scuola deve essere prioritario per qualsiasi Governo che voglia bene ai propri cittadini. Chi non investe sui giovani dimostra di non avere una visione del futuro.
Non erano previste nemmeno norme volte ad assicurare una sana alimentazione nelle mense scolastiche, ma grazie al notevole lavoro del nostro Gruppo alla Camera dei deputati sarà obbligatorio l'utilizzo, all'interno delle stesse mense, di un'adeguata quota di prodotti biologici, oltre al divieto di somministrazione mediante distributori di alimenti che danneggiano la salute degli studenti, perché contenenti additivi, zuccheri, caffeina e teina.
I programmi che il Ministro dell'ambiente dovrà approntare in merito al consumo consapevole in ambienti scolastici dovranno basarsi su prodotti locali, stagionali e biologici e dovranno coinvolgere organizzazioni e associazioni che si occupano di consumo in un'ottica consapevole e solidale. Ed è ancora merito del Movimento 5 Stelle se alla Camera è stata inserita nel provvedimento la garanzia per gli studenti stranieri maggiorenni di poter disporre, subito dopo aver terminato la formazione scolastica universitaria, di dodici mesi di tempo per la ricerca di un'occupazione, evitando in questo modo la loro immediata espulsione. Nonostante quindi il provvedimento sia stato in alcuni aspetti riformulato, soprattutto grazie al fattivo contributo dei colleghi Cinque Stelle della Camera, questo decreto resta ugualmente inadeguato a risollevare il sistema scolastico e universitario italiano, fortemente smontato nella sua valenza culturale e sociale.
Si parla di grandi programmi per le scuole, che non hanno neppure le necessarie risorse per la didattica quotidiana e i cui docenti sono mortificati da un alto rapporto fra il numero degli alunni e i docenti.

mercoledì 6 novembre 2013

ACCOLTO IL MIO ORDINE DEL GIORNO PER LA GRADUALE PARIFICAZIONE DEGLI STIPENDI DEI DIPENDENTI DEL SENATO A QUELLI DEI DIPENDENTI DELLE ALTRE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI







 OGGI SONO INTERVENUTA IN AULA PER ILLUSTRARE UN MIO ORDINE DEL GIORNO FINALIZZATO  AD IMPEGNARE L'UFFICIO DI PRESIDENZA E IL COLLEGIO DEI QUESTORI DEL SENATO A PROCEDERE AD UNA GRADUALE PARIFICAZIONE DEGLI STIPENDI DEI DIPENDENTI DEL SENATO A QUELLI DEGLI ALTRI DIPENDENTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. 

Presidente, Colleghi,


secondo i dati Ocse, l’Italia è tra i paesi in cui la disparità è cresciuta di più insieme a Regno Unito e Giappone. In Europa, secondo i dati Eurostat sono le metropoli le aree dove le retribuzioni tendono ad essere più elevate e dove si ampliano le distanze tra i "più ricchi" e i "più poveri". Il picco continentale si registra nell’area di Londra dove la retribuzione media del 10 per cento più ricco è pari a 104 mila euro mentre lo stipendio lordo medio di chi guadagna meno è di poco inferiore a 17 mila euro con un rapporto che raggiunge il 6,1. Rapporto "meno equo" anche a Bruxelles (3,7), Madrid (4,5), Amburgo (4,2) e Parigi (3,9).

L’ineguaglianza a propostito dell’attuale e crescente disparità retributiva non è di per sé negativa ma per non esserlo dovrebbe soddisfare tre condizioni: la società nel complesso dovrebbe essere  più ricca; ci dovrebbe essere una rete di sicurezza per i più poveri e ciascuno  al di là della classe, etnia, credo o sesso, dovrebbe poter avere un’oppurtunità per migliorare la propria condizione.

La differenza di stipendio tra medesimo ruolo e diversa collocazione ha sempre generato malcontento ed è inspiegabile la motivazione se non quella di classe protetta.

Ma se ciò è stato possibile in una condizione di benessere generale, nelle condizioni in cui versa oggi il Paese con una povertà crescente denunciata dalla Caritas quasi 1,7 milioni di italiani sono vittime della crisi, e di politiche economiche sempre più fallimentari e dannose.

Una povertà diffusa che in Italia non si concentra più solo nelle città metropolitane, ma anche nelle città di provincia, negli entroterra.

E a scivolare nella miseria diventa molto più facile, soprattutto per il ceto medio, falcidiato dalla crisi, ed i lavoratori autonomi  che in caso di perdita di lavoro non hanno nessuna tutela, non esistendo in Italia il reddito minimo di cittadinanza, come in quasi tutta Europa, e sono ignorati dai sindacati e dalla classe politica.

Sono in forte aumento le richieste di aiuto che provengono dalla fascia di età compresa tra i 35-44 anni

Ed aumentano anche i senza tetto.

E’ evidente che nella situazione socio-economica nella quale si trova il sistema Italia, diventa ancor più inaccettabile e credo personalmente difficile da pretendere una permanente disparità di trattamento.

L'unica possibilità che si ha per combattere la crisi economica e valoriale e' quella di creare alleanze, di lavorare in comunione mettendo a servizio del bene comune le poche risorse disponibili.

L’ordine del giorno presentato a mia firma nasce da queste considerazioni ed è indirizzato ad una rivisitazione di privilegi eccessivi per riequilibrare il bilancio dello stato ma soprattutto il bilancio di giustizia sociale con sacrifici distribuiti equamente su tutti e non sempre e solo sui più deboli. 

È  innegabile che il personale dipendente del Senato  sia caratterizzato da notevoli competenze e professionalità che costituiscono un validissimo supporto allo svolgimento dell'attività istituzionale ma è altrettanto vero come i loro stipendi non siano allineati a quelli dei dipendenti delle altre Pubbliche Amministrazioni. Come gruppo sicuramente abbiamo fruito della disponibilità e professionalità di tutto il personale del Senato impiegato nelle diverse mansioni.

Per questo motivo, al fine di razionalizzare i costi interni di gestione e procedere ad una graduale parificazione degli stipendi erogati dal Senato a quelli delle altre Pubbliche Amministrazioni, chiediamo con questo Ordine del Giorno l'impegno, da parte del Consiglio di Presidenza e del Collegio dei Senatori Questori, a prevedere un riallineamento degli attuali trattamenti salariali di tutto il personale dipendente del Senato con quelli dei dipendenti delle altre pubbliche amministrazioni, partendo dalle fasce retributive più elevate.

Inoltre, prevediamo con questo Ordine del Giorno il blocco dell'aumento degli stipendi nelle parti finali di carriera e il divieto di cumulo, per i dipendenti in quiescenza, dei trattamenti pensionistici erogati dal Senato con i redditi da lavoro. 

Di seguito il testo dell'ODG accolto:


Il Senato,
            valutato il progetto di bilancio interno per il 2013,
        premesso che:
            il personale dipendente del Senato della Repubblica si contraddistingue per eccellente professionalità, a fondamentale supporto delle complessive attività dell'Organo;
            è tuttavia innegabile che le curve stipendiali dei dipendenti risultino non allineate rispetto a quelli delle pubbliche amministrazioni;
            è opportuno, dunque, nell'ambito della complessiva riduzione della spesa dello Stato, provvedere alla razionalizzazione dei costi interni di gestione, attraverso un progressivo adeguamento dei regimi stipendiali del Senato rispetto a quelli erogati dalle amministrazione pubbliche, a parità di funzioni,
        impegna, per quanto di rispettiva competenza, il Collegio dei Senatori Questori e il Consiglio di Presidenza, nel rispetto delle previste procedure in materia di relazioni sindacali:
            a prevedere progressive misure per l'allineamento tra i trattamenti stipendiali in essere con quelli dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, tenuto conto della specificità di questa Istituzione;
            a voler proporre, per i dipendenti in quiescenza, limiti di cumulo fra trattamenti pensionistici erogati dal Senato e redditi da lavoro.


ANCHE L'EUROPA DENUNCIA LO SPRECO DI DENARO PUBBLICO PER LA RICOSTRUZIONE DELL'AQUILA . SUBITO LA COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA.


IERI IN AULA SONO INTERVENUTA SUL DOSSIER DEL PARLAMENTO UE NEL QUALE SI DENUNCIA LO SPRECO DEI SOLDI DEL FONDO DI SOLIDARIETA' EUROPEO DESTINATI ALLA RICOSTRUZIONE DELL'AQUILA. SULLA BASE DI QUESTO RAPPORTO HO RILANCIATO ANCHE LA IMMEDIATA CALENDARIZZAZIONE DEL DISEGNO DI LEGGE, A MIA PRIMA FIRMA, CON IL QUALE HO PROPOSTO L'ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA SULLA GESTIONE DELLE OPERAZIONI DI RICOSTRUZIONE DELL'AQUILA E DEI COMUNI DEL CRATERE DOPO IL TERREMOTO DELL'APRILE 2009

Ieri è stato diffuso un dossier ufficiale del Parlamento europeo, nel quale, senza mezzi termini, si denuncia il cattivo utilizzo dei 497 milioni di euro del Fondo di solidarietà europeo, stanziati per dare un provvisorio alloggio agli sfollati per il sisma del 6 aprile 2009 e utilizzati per finanziare attività di natura illecita e criminale, come dichiarato dal relatore della Commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento europeo, Søndergaard. Dicevo che è stato contestato lo sperpero di denaro pubblico per il costo degli alloggi durevoli, pari al 150 per cento del prezzo di mercato, evidenziando anche la scarsa qualità e la potenziale pericolosità dei materiali utilizzati. Alcuni edifici sono stati evacuati per ordine della magistratura perché pericolosi e insalubri.
Mentre mediaticamente è stata costruita l'immagine di un efficace intervento risolutivo per L'Aquila, i cittadini vivono da quattro anni continui disagi per la precarietà strutturale degli edifici, oltre al malfunzionamento degli impianti. Inoltre, sono stati obbligati a non allontanarsi senza preventiva dichiarazione. Vengono spesso trasferiti di alloggio in base ai nuovi assetti del nucleo familiare. Stanno pagando quote di affitto e contributi per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Sono soggetti in questi giorni ad un censimento di verifica dei pagamenti per non perdere l'assegnazione dell'alloggio, nonostante non siano state ricostruite le abitazioni distrutte e abbiano perso il lavoro.

È da anni che i cittadini e i movimenti aquilani denunciano la mancata trasparenza nella gestione dei fondi destinati alla ricostruzione. Poiché la gestione dei fondi presentava e presenta moltissime zone d'ombra, con il mio Gruppo ho presentato l'11 aprile un disegno di legge, il DOC XXII n.5 per l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla ricostruzione all'Aquila. Il 15 maggio tale disegno di legge è stato assegnato in sede referente alla Commissione ambiente, ma non è stato ancora calendarizzato nonostante i miei continui solleciti in quella sede. A questo si aggiunge il tentativo nella legge di stabilità di spostare i fondi inizialmente assegnati all'edilizia pubblica a favore di quella privata, nonostante il numero degli alloggi del piano CASE sia lo stesso dell'edilizia residenziale dell'ATER e del Comune non del tutto ricostruita. È per questo motivo che i cittadini questa mattina hanno protestato davanti alla Regione Abruzzo.

Come cittadini eletti e come Movimento saremo presenti all'Aquila sabato per garantire la legalità e la trasparenza del trasferimento che si vuole ora fare dei 2,25 miliardi di euro, inizialmente previsti per la costruzione della TAV Torino-Lione, già stanziati nella legge di stabilità 2012, alla ricostruzione del territorio aquilano e del cratere sismico, come più volte richiesto anche da noi.
Servono i fondi per ricostruire ma, soprattutto, all'Aquila serve una più equa gestione delle risorse in grado di far ripartire la città e il territorio. Alla luce di ciò e di quanto dichiarato da Søndergaard, il mio intervento ha l'obiettivo di sollecitare nuovamente la Presidenza affinché il disegno di legge in questione sia urgentemente incardinato

lunedì 4 novembre 2013

AVVIATI I LAVORI DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE PER L'INFANZIA E L'ADOLESCENZA







Ho scelto di far parte della Commissione Bicamerale sull'Infanzia e l'Adolescenza per la passione che ha sempre guidato il mio impegno lavorativo scolastico e per l'allarme lanciato dal Garante Nazionale il 10 Giugno scorso. Ho partecipato in qualita' di Vice Presidente, al primo Ufficio di Presidenza che si e' finalmente riunito dopo un notevole ritardo nella sua costituzione.
Durante l'incontro sono state poste le basi per l'intenso lavoro che ci attende e si è convenuto che la delicata tematica dei minori, non potra' non essere affrontata trasversalmente, come da subito ha affermato la stessa Presidente Michela Vittoria Brambilla.
La condizione di poverta' minorile in una societa' che ha perso i valori di riferimento, non puo' essere più sottovalutata nei suoi molteplici aspetti, anche per questo si è convenuto sulla necessità di richiedere per la Commissione un potere deliberante e non solo conoscitivo.
Il primo impegno sara' l'organizzazione di un convegno allargato alla partecipazione delle associazioni per la Giornata Mondiale dell'Infanzia e dell'Adolescenza del 20 novembre.
Abbiamo scelto il tema dell'affido e delle adozioni che e' stato al centro di una indagine conoscitiva nella precedente legislatura.
Affronteremo in seguito le problematiche che ancora oggi impediscono ai bambini di vivere un'infanzia e una adolescenza serena e proseguiremo per questo con le audizioni. Sono stati individuati come soggetti prioritari da audire, nell'ordine, l'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, l'Associazione per le adozioni internazionali ma anche il Ministero dell'Università e della Ricerca per l'importanza che dovrebbe essere riconosciuta alla scuola primo luogo educativo sociale dopo la famiglia. 
Tra le proposte emerse durante l'incontro anche quelle di organizzare missioni e trasferte sul territorio al fine di conoscere personalmente situazioni di criticità ed eccellenza nella condizione dei ragazzi, nonché di occuparci della questione infanzia anche nel mondo dell'immigrazione, altro tema delicato e importante per evitare discriminazioni.
Infine si e' deciso di appoggiare unitariamente l'emendamento alla Legge di Stabilità con il quale si chiede di non effettuare il taglio sull'assistenza all'infanzia. A tal proposito, senza andare a colpire il Fondo per la violenza di genere su cui le risorse dell'Infanzia convoglieranno, sto studiando un emendamento che consenta di recuperare i 10 milioni di euro da altre spese superflue ed inutili, al fine di potere arrivare il prima possibile ad una proposta condivisa.

mercoledì 30 ottobre 2013

IL MINISTRO CANCELLIERI FAVOREVOLE ALLA PROPROGA PER I TRIBUNALI DAL 2015 AL 2018 DEI TRIBUNALI DI SULMONA ED AVEZZANO COME DA ME PROPOSTO L'11 LUGLIO SCORSO COL DISEGNO DI LEGGE N.958






Sono intervenuta numerose volte sulla questione della revisione della geografia giudiziaria, soprattutto per quanto concerne i Tribunali di Sulmona ed Avezzano.  Dopo aver comunicato il giorno 20 settembre, in occasione della riunione del Comitato Pro Tribunale di Sulmona, a tutti  i presenti di aver chiesto ed ottenuto un appuntamento con il Ministro della Giustizia Cancellieri per il giorno Mercoledì 25 settembre , al termine dell'assemblea alle ore 21.00 circa ho ricevuto dalla segreteria particolare del Ministro Cancellieri disdetta dell'appuntamento, a causa di un improvviso appuntamento a Palazzi Chigi. Ho partecipato quindi all'incontro che si è tenuto il 3 Ottobre con  la stessa Cancellieri in via Arenula assieme al Sottosegretario Legnini, al Sindaco di Sulmona Peppino Ranalli, al presidente dell’Ordine degli Avvocati di Sulmona, Gabriele Tedeschi, alla vice presidente della Provincia dell’Aquila, Antonella Di Nino, agli avvocati Elisabetta Bianchi e Teresa Nannarone dell' Ordine Forense di Sulmona, al senatore Enrico Buemi, alle senatrici Paola Pelino e Stefania Pezzopane e al segretario Generale della Regione Abruzzo, Enrico Mazzarelli Abbiamo esaminato e discusso la problematica inerente la chiusura del Tribunali abruzzesi prevista per il 2015, in osservanza della normativa che prevede la chiusura di tutti i Tribunali aventi un bacino di utenza inferiore ai 100 mila abitanti. Durante la riunione, ho esposto la necessità di rivedere l'impianto della Riforma della Geografia Giudiziaria, la quale oltre a generare gravi conseguenze per i tribunali di Sulmona ed Avezzano mostra un’evidente inadeguatezza sulla base di quanto geograficamente avverrebbe nella nostra Regione, ovvero la permanenza di due tribunali a distanza di 20 Km, perché entrambi collocati in città di provincia  e la  chiusura di quattro Tribunali:  Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto che lascerebbero totalmente sguarnita metà regione. A ciò si aggiunge la distanza di più di 100 Km che i cittadini di Sulmona e gli operatori del diritto si troverebbero ad affrontare ogni giorno per poter raggiungere il Tribunale di L’Aquila, utilizzando una strada di montagna evidentemente non considerata dalla geografia giudiziaria. Ho suggerito di approntare dei correttivi ed eventualmente, a seguito degli inevitabili tagli al Tribunale di Lanciano, di valutare la possibilità di aumentare il bacino d’utenza di Sulmona, facendo confluire nello stesso alcuni comuni come Palena e Lama dei Peligni  per raggiungere i 120-140 mila abitanti, necessari ad evitare la chiusura. Il Ministro Cancellieri si è mostrata disposta ad accogliere la richiesta di proroga della chiusura dal 2015 al 2018, in quanto tale carico sarebbe difficile da sostenere per una città che deve ancora affrontare le problematiche derivanti dal terremoto del 6 aprile del 2009, con gravi conseguenze per i cittadini . La stessa  Cancellieri si è mostrata, inoltre, ben disposta a valutare un correttivo che evidenzi la problematica dell’orografia del territorio ( altitudine), affinché accanto agli obiettivi di risparmio di spesa e miglioramento dell'efficienza del sistema giudiziario non venga ignorato il diritto di accesso alla giustizia, diritto fondamentale dell'individuo e dovere insopprimibile in uno Stato democratico.

venerdì 18 ottobre 2013

LA MIA DIFESA DELLA COSTITUZIONE IN SENATO: SONO ALTRE LE PRIORITA'. DOV'E' IL RISPETTO PER I CITTADINI?

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE ED IL VIDEO DEL MIO INTERVENTO IN AULA AL SENATO IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE.

Signora Presidente, signor Ministro, cari colleghi, 

siamo qui oggi ancora una volta a discutere di riforme costituzionali come se da queste dipendesse la salvezza del Paese, come se gli italiani ogni giorno considerassero la trasformazione del Governo come la soluzione di tutti i loro problemi. Ma la domanda che ci dobbiamo porre oggi in quest'Aula è una sola: i cittadini italiani ci chiedono veramente questo?

Abbiamo una disoccupazione al 12 per cento, quella giovanile è al 40 per cento, 15 milioni di italiani vivono in una condizione di deprivazione e disagio economico, abbiamo un abbandono scolastico che ha raggiunto percentuali senza precedenti, un calo dei consumi e del potere di acquisto dei salari e gli altri Paesi europei non ci invidiano affatto. Ben 12.442 imprese hanno chiuso nel 2012, alle quali si vanno ad aggiungere le 4.218 che nel primo trimestre di quest'anno hanno consegnato i libri contabili in tribunale. Sono queste le priorità che quest'Aula deve affrontare, ma secondo il ragionamento del Governo e della maggioranza l'introduzione dell'elezione diretta del Capo dello Stato ovvero il rafforzamento dei poteri del Primo Ministro permetterebbero ai cittadini italiani di affrontare serenamente la giornata.

Perché ci venite a dire che l'Italia ha rischiato di fallire per le riforme costituzionali mancate e non ci dite per il debito mostruosamente accumulato? Ma di cosa parliamo? Il problema, colleghi, è che l'approccio economicistico verso la riforma della Costituzione è ormai un mantra di questo Governo, e lo è a tal punto da aver inserito le riforme costituzionali all'interno della Nota di aggiornamento del DEF che abbiamo approvato la scorsa settimana.

Ieri il ministro Quagliariello è venuto a presentarci la relazione finale dei cosiddetti saggi, esperti che dovevano essere non solo garanzia di competenza giuridico-costituzionale, ma anche e soprattutto di integrità morale. Peccato che cinque di loro siano attualmente indagati dalla procura della Repubblica di Bari per truffa, corruzione, per atti contrari ai doveri di ufficio e falso ideologico! È proprio il caso di dire, purtroppo, che non si può mai star tranquilli. Ma soprattutto, mi chiedo e vi chiedo, cari colleghi: in quali mani è capitata la nostra Costituzione?

Già durante la prima lettura del disegno di legge costituzionale Atto Senato n. 813 avevamo manifestato le nostre perplessità nel merito e nel metodo, evidenziando soprattutto un aspetto: l'inopportunità che il Governo si arrogasse il diritto di promuovere le riforme della nostra Carta costituzionale attraverso l'istituzione di un apposito Comitato al quale attribuire specifici compiti e poteri.

È sotto gli occhi di tutto il fatto che si sia deciso di adottare un metodo che esautora sensibilmente la sovranità del Parlamento. Governo e maggioranza hanno deciso che le modifiche della Costituzione italiana saranno effettuate da un gruppo di quaranta parlamentari più due presidenti appartenenti alla maggioranza PdL-PDmenoelle, cioè a quei partiti che sono responsabili del disastro in cui oggi versa il nostro Paese a quei soggetti politici che hanno per decenni ignorato, inattuato e calpestato la nostra Carta fondamentale e che oggi si arrogano il diritto di modificarla a seconda delle proprie esigenze, mascherandole da esigenze del Paese. Si fa veramente fatica ed occorre un esercizio di fantasia veramente invidiabile, cari colleghi, a considerare come riformatore un processo profondamente viziato nella forma e negli attori che lo conducono. 

Su nostra sollecitazione, avete creato il sito «www.partecipa.it», ma lo schema da compilare era precostituito e non vi era alcuna possibilità di avanzare altre proposte. Non è questa la partecipazione. Troppo spesso è confusa e limitata al suo primo stadio, l'informazione. La vera partecipazione c'è quando i cittadini possono orientare le nostre scelte di politici, possono chiedere ed ottenere il cambiamento di scelte sbagliate e dannose. Il Parlamento dovrebbe essere il primo organo rappresentativo di queste volontà ed invece troppo spesso è inascoltato, come è accaduto in quest'Aula per la riforma della geografia giudiziaria, e si allinea, piegandosi alla volontà del Governo: conformi entrambi, senza spazi per giusti ripensamenti. Dov'è il rispetto per i cittadini?

Per l'ennesima volta messi ai margini di questo processo pseudoriformatore, lo scorso luglio avevamo richiesto con i nostri emendamenti di ridurre da un quinto a un decimo il numero dei parlamentari e da 500.000 a 50.000 quello dei cittadini sufficienti a sottoporre a referendum popolare i disegni di legge che saranno prodotti da questo Comitato per le riforme. Li avete bocciati tutti. Noi vogliamo restituire il ruolo alla sovranità popolare, noi vogliamo migliorare l'impostazione democratica della Costituzione.

Voi volete confermare il bipolarismo e non vi rendete conto che il Paese è stanco delle falsità; ha capito bene che dietro questa apparente contrapposizione si sono celate tutele reciproche di ben altri interessi, non certo dei cittadini  o perlomeno non di tutti i cittadini. Voi volete chiudere gli occhi al cambiamento in atto, al risveglio civico che il nostro Movimento ha promosso e promuoverà inarrestabilmente, nonostante tutti i vostri tentativi di far credere la nostra inutilità, perché spesso utilizzate i nostri slogan, le nostre proposte le fate vostre, ben sapendo che corrispondono esattamente al bene pubblico, ma evitate di far capire che all'origine ci siamo noi a proporre. Certo, perché ci siamo noi cittadini.

Noi, un pezzo di cittadinanza che all'interno di quest'Aula oggi fa appello alle vostre coscienze. Chi di voi vuole essere ricordato per aver contribuito a saldare il passato, invece di attivare il cambiamento, ad instaurare il presidenzialismo, contro ciò che il popolo vuole, ovvero un maggior valore del Parlamento? Chi nonostante il suo buonsenso vuole essere ricordato per questo voti a favore di questo disegno di legge. È una scelta politica. Vi assumerete la responsabilità.

Qualora vogliate, invece, essere ricordati per aver dato vita al cambiamento e aver avuto il coraggio di rispondere alla vostra coscienza contro il vostro partito e non al vostro partito, voterete oggi contro e recupererete con noi il valore di una vera democrazia e di una Costituzione salvata e attuata!


venerdì 20 settembre 2013

L'Aquila, Capitale Europea della Cultura: "Sì ma al bando i clientelismi"



«L'Aquila può e deve diventare attrazione del mondo, madre di un ritorno ai grandi valori nascosti nelle piccole cose e nella semplicità del vivere quotidiano che, se condiviso e sincero, rende tutto possibile. A quattro anni dal sisma manca la normale quotidianità».

A dichiararlo è la cittadina al Senato del M5S Enza Blundo commentando la candidatura dell'Aquila a capitale europea della cultura 2019.

«Non sono disponibile - continua Blundo - ad operazioni di facciata e di propaganda. La priorità di una amministrazione è garantire il vivere civile ai cittadini rimasti coraggiosamente in una città che offre solo tasse e contributi da pagare, persone e famiglie che meritano attenzione e rispetto, soprattutto se continuano a tenere aperte piccole attività commerciali con sacrifici inimmaginabili».

«L'Aquila - aggiunge - può diventare attrazione del mondo solo se diminuiscono i clientelismi e gli affarismi e crescono l'impegno civico e la solidarietà reciproca. Parallelamente alla ricostruzione materiale e' urgente ricostruire anche il cuore del tessuto sociale, ripristinare i valori della semplicità e della condivisione e far sentire veramente protagonisti i cittadini nello sviluppo della città», conclude la cittadina al Senato Enza Blundo.