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venerdì 20 dicembre 2013

IL GOVERNO TENGA CONTO DELLA RISOLUZIONE ANTI - METANODOTTO SNAM APPROVATA DAL CONSIGLIO REGIONALE ABRUZZESE

MARTEDI' SONO INTERVENUTA IN AULA AL SENATO PER RIBADIRE LA NETTA CONTRARIETA' DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE AL GASDOTTO SNAM, ALLA LUCE ANCHE DELLA  NUOVA RISOLUZIONE ANTI METANODOTTO APPROVATA DAL CONSIGLIO REGIONALE ABRUZZESE, E PER CHIEDERE LA CALENDARIZZAZIONE URGENTE DELLA MIA INTERPELLANZA, LA N. 00057, PRESENTATA IL 30 LUGLIO 2013 SULLA QUESTIONE.



martedì 10 dicembre 2013

I SINDACI DEI PICCOLI COMUNI HANNO BISOGNO DI RISORSE CERTE E DI PROGRAMMAZIONE.

SONO INTERVENUTA IN AULA A FINE SEDUTA PER PORRE ALL'ATTENZIONE DEI COLLEGHI E DEL PRESIDENTE DI TURNO LE ATTUALI DIFFICOLTA' CHE INCONTRANO I SINDACI DEI PICCOLI COMUNI NEL FARE UN SERIO BILANCIO DI PREVISIONE, A CAUSA DEI CONTINUI TAGLI ALLE RISORSE E DELLA INCERTEZZA NORMATIVA IN MATERIA DI TRIBUTI LOCALI. QUESTO IMPEDISCE  DI PROGRAMMARE GLI INTERVENTI A SOSTEGNO DEI CITTADINI E A PAGARE E' SEMPRE CHI E' IN DIFFICOLTA'. QUI LO STENOGRAFICO, IL VIDEO DEL MIO INTERVENTO E IL COMUNICATO STAMPA PUBBLICATO SU  www..piazzagrande.info. 

Signor Presidente, colleghi (la maggior parte sono andati via), 

con questo mio breve intervento voglio evidenziare la difficilissima situazione finanziaria in cui versano i piccoli Comuni italiani, condizionata in modo determinante dalla costante e graduale riduzione dei trasferimenti delle risorse, nonché dall'obbligo di fare i conti con il Patto di stabilità, che comprime sensibilmente la possibilità di fare gli investimenti, così come ulteriormente imposto nel decreto per la cancellazione della seconda rata IMU.
I riflettori dei media e dei giornali sono costantemente puntati sulla politica nazionale, spesso per questioni e tematiche che nulla hanno a che fare con i bisogni e le esigenze dei cittadini, e si trascura ingiustamente il duro lavoro che, in condizioni quasi impossibili, viene quotidianamente svolto dai sindaci dei piccoli Comuni, unici amministratori che, nel panorama politico nazionale attuale, risultano veramente essere a stretto contatto con il territorio e consapevoli delle difficoltà che le famiglie vivono quotidianamente.
La drastica riduzione nei trasferimenti delle risorse si ripercuote inevitabilmente sul raggio di azione dei sindaci e sulla loro effettiva possibilità di incidere nello svolgimento delle proprie funzioni e dei propri compiti, soprattutto nell'erogazione dei servizi di assistenza alla popolazione, nella manutenzione stradale, nella sicurezza e nell'istruzione. A pagare, come al solito, sono solo ed esclusivamente i cittadini.
Tali difficoltà sono amplificate ormai dalla cronica incertezza normativa in materia di enti locali, soprattutto in campo tributario, e, di conseguenza, dalla impossibilità di programmare seriamente i propri interventi. Molto spesso avviene che si spenda sulla base di quanto stabilito nei bilanci di previsione e poi, proprio per successive modifiche normative in materia di tributi locali, le stesse spese già sostenute non possano avere una copertura.  Nelle ultime settimane abbiamo avuto una palese dimostrazione di queste problematiche, con cambiamenti continui fatti dal Governo nelle imposizioni sulla casa e sui rifiuti (la TARES, la TRISE, la TASI, l'IMU, fino alla nuova IUC) su cui si basano i bilanci comunali, che ora sono costretti a un ennesimo irrigidimento, in quanto saranno dovuti dai cittadini gli interi importi per coprire i servizi.
Non si può andare incontro ai bisogni dei cittadini se i sindaci vengono svuotati dei loro compiti e poteri, se non viene loro consentito di investire, di fare un bilancio stabile di previsione e poter avere contezza delle risorse rientranti nelle proprie disponibilità.
Alcuni giorni fa il sindaco di un piccolissimo Comune in provincia dell'Aquila, Lucoli, mi confidava queste problematiche e la sua difficoltà a mettere in atto politiche sociali per anziani, disabili e famiglie indigenti con l'esiguità delle risorse che gli venivano trasferite. Soprattutto in un piccolo Comune, un sindaco, che percepisce - in questo caso - un'indennità massima di 670 euro al mese, non può permettersi di guardare negli occhi i suoi concittadini, che non sa come aiutare.


giovedì 21 novembre 2013

TUTELA DEI MINORI : MAGGIORI AIUTI PER LE FAMIGLIE D'ORIGINE, ADOTTANTI ED AFFIDATARIE

Negli ultimi dieci anni l'istituto dell'affido ha erroneamente assunto il carattere di misura permanente. Occorre invece ritornare alla originaria caratteristica della temporaneità e garantire espressamente il diritto del bambino a crescere in primo luogo nella famiglia d'origine, prevedendo che i nuclei familiari in difficoltà ricevano un adeguato sostegno dallo Stato, dalle Regioni o dagli Enti locali così come sancito dalla Legge n.149/2001". A dichiararlo è la Cittadina al Senato Enza Blundo, Vice Presidente della Commissione Bicamerale per l'Infanzia e l'Adolescenza, intervenendo al Convegno " Come rilanciare Adozioni ed Affidi" tenutosi ieri a Palazzo Chigi.

"Nell'ottica della tutela della famiglia d'origine - continua la Cittadina - riveste sicuramente grande importanza l'esperienza virtuosa di prevenzione, portata avanti dal Ministero del Lavoro, finalizzata alla creazione di una rete di collaborazione tra tutti gli enti pubblici e privati per il supporto alle famiglie in difficoltà, volta ad evitare l'allontanamento dei minori".


"Alla luce degli interessantissimi interventi dei partecipanti mi auguro che da questo evento inizi un nuovo percorso che, tenendo conto delle condizioni emotive vissute dai ragazzi nelle fasi di allontanamento dal vissuto precedente o di inserimento nelle nuove realtà di accoglienza, approdi a condizioni legislative più favorevoli e ad una maggior coordinamento di tutte le realtà operanti, evitando sovrapposizioni di ruoli e compiti. Auspico infine che si proceda al necessario riequilibrio nella distribuzione delle risorse tra le case famiglia e le famiglie di origine, affidatarie ed adottanti, fino ad oggi penalizzate - conclude Blundo.









mercoledì 6 novembre 2013

ACCOLTO IL MIO ORDINE DEL GIORNO PER LA GRADUALE PARIFICAZIONE DEGLI STIPENDI DEI DIPENDENTI DEL SENATO A QUELLI DEI DIPENDENTI DELLE ALTRE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI







 OGGI SONO INTERVENUTA IN AULA PER ILLUSTRARE UN MIO ORDINE DEL GIORNO FINALIZZATO  AD IMPEGNARE L'UFFICIO DI PRESIDENZA E IL COLLEGIO DEI QUESTORI DEL SENATO A PROCEDERE AD UNA GRADUALE PARIFICAZIONE DEGLI STIPENDI DEI DIPENDENTI DEL SENATO A QUELLI DEGLI ALTRI DIPENDENTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. 

Presidente, Colleghi,


secondo i dati Ocse, l’Italia è tra i paesi in cui la disparità è cresciuta di più insieme a Regno Unito e Giappone. In Europa, secondo i dati Eurostat sono le metropoli le aree dove le retribuzioni tendono ad essere più elevate e dove si ampliano le distanze tra i "più ricchi" e i "più poveri". Il picco continentale si registra nell’area di Londra dove la retribuzione media del 10 per cento più ricco è pari a 104 mila euro mentre lo stipendio lordo medio di chi guadagna meno è di poco inferiore a 17 mila euro con un rapporto che raggiunge il 6,1. Rapporto "meno equo" anche a Bruxelles (3,7), Madrid (4,5), Amburgo (4,2) e Parigi (3,9).

L’ineguaglianza a propostito dell’attuale e crescente disparità retributiva non è di per sé negativa ma per non esserlo dovrebbe soddisfare tre condizioni: la società nel complesso dovrebbe essere  più ricca; ci dovrebbe essere una rete di sicurezza per i più poveri e ciascuno  al di là della classe, etnia, credo o sesso, dovrebbe poter avere un’oppurtunità per migliorare la propria condizione.

La differenza di stipendio tra medesimo ruolo e diversa collocazione ha sempre generato malcontento ed è inspiegabile la motivazione se non quella di classe protetta.

Ma se ciò è stato possibile in una condizione di benessere generale, nelle condizioni in cui versa oggi il Paese con una povertà crescente denunciata dalla Caritas quasi 1,7 milioni di italiani sono vittime della crisi, e di politiche economiche sempre più fallimentari e dannose.

Una povertà diffusa che in Italia non si concentra più solo nelle città metropolitane, ma anche nelle città di provincia, negli entroterra.

E a scivolare nella miseria diventa molto più facile, soprattutto per il ceto medio, falcidiato dalla crisi, ed i lavoratori autonomi  che in caso di perdita di lavoro non hanno nessuna tutela, non esistendo in Italia il reddito minimo di cittadinanza, come in quasi tutta Europa, e sono ignorati dai sindacati e dalla classe politica.

Sono in forte aumento le richieste di aiuto che provengono dalla fascia di età compresa tra i 35-44 anni

Ed aumentano anche i senza tetto.

E’ evidente che nella situazione socio-economica nella quale si trova il sistema Italia, diventa ancor più inaccettabile e credo personalmente difficile da pretendere una permanente disparità di trattamento.

L'unica possibilità che si ha per combattere la crisi economica e valoriale e' quella di creare alleanze, di lavorare in comunione mettendo a servizio del bene comune le poche risorse disponibili.

L’ordine del giorno presentato a mia firma nasce da queste considerazioni ed è indirizzato ad una rivisitazione di privilegi eccessivi per riequilibrare il bilancio dello stato ma soprattutto il bilancio di giustizia sociale con sacrifici distribuiti equamente su tutti e non sempre e solo sui più deboli. 

È  innegabile che il personale dipendente del Senato  sia caratterizzato da notevoli competenze e professionalità che costituiscono un validissimo supporto allo svolgimento dell'attività istituzionale ma è altrettanto vero come i loro stipendi non siano allineati a quelli dei dipendenti delle altre Pubbliche Amministrazioni. Come gruppo sicuramente abbiamo fruito della disponibilità e professionalità di tutto il personale del Senato impiegato nelle diverse mansioni.

Per questo motivo, al fine di razionalizzare i costi interni di gestione e procedere ad una graduale parificazione degli stipendi erogati dal Senato a quelli delle altre Pubbliche Amministrazioni, chiediamo con questo Ordine del Giorno l'impegno, da parte del Consiglio di Presidenza e del Collegio dei Senatori Questori, a prevedere un riallineamento degli attuali trattamenti salariali di tutto il personale dipendente del Senato con quelli dei dipendenti delle altre pubbliche amministrazioni, partendo dalle fasce retributive più elevate.

Inoltre, prevediamo con questo Ordine del Giorno il blocco dell'aumento degli stipendi nelle parti finali di carriera e il divieto di cumulo, per i dipendenti in quiescenza, dei trattamenti pensionistici erogati dal Senato con i redditi da lavoro. 

Di seguito il testo dell'ODG accolto:


Il Senato,
            valutato il progetto di bilancio interno per il 2013,
        premesso che:
            il personale dipendente del Senato della Repubblica si contraddistingue per eccellente professionalità, a fondamentale supporto delle complessive attività dell'Organo;
            è tuttavia innegabile che le curve stipendiali dei dipendenti risultino non allineate rispetto a quelli delle pubbliche amministrazioni;
            è opportuno, dunque, nell'ambito della complessiva riduzione della spesa dello Stato, provvedere alla razionalizzazione dei costi interni di gestione, attraverso un progressivo adeguamento dei regimi stipendiali del Senato rispetto a quelli erogati dalle amministrazione pubbliche, a parità di funzioni,
        impegna, per quanto di rispettiva competenza, il Collegio dei Senatori Questori e il Consiglio di Presidenza, nel rispetto delle previste procedure in materia di relazioni sindacali:
            a prevedere progressive misure per l'allineamento tra i trattamenti stipendiali in essere con quelli dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, tenuto conto della specificità di questa Istituzione;
            a voler proporre, per i dipendenti in quiescenza, limiti di cumulo fra trattamenti pensionistici erogati dal Senato e redditi da lavoro.


venerdì 18 ottobre 2013

LA MIA DIFESA DELLA COSTITUZIONE IN SENATO: SONO ALTRE LE PRIORITA'. DOV'E' IL RISPETTO PER I CITTADINI?

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE ED IL VIDEO DEL MIO INTERVENTO IN AULA AL SENATO IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE.

Signora Presidente, signor Ministro, cari colleghi, 

siamo qui oggi ancora una volta a discutere di riforme costituzionali come se da queste dipendesse la salvezza del Paese, come se gli italiani ogni giorno considerassero la trasformazione del Governo come la soluzione di tutti i loro problemi. Ma la domanda che ci dobbiamo porre oggi in quest'Aula è una sola: i cittadini italiani ci chiedono veramente questo?

Abbiamo una disoccupazione al 12 per cento, quella giovanile è al 40 per cento, 15 milioni di italiani vivono in una condizione di deprivazione e disagio economico, abbiamo un abbandono scolastico che ha raggiunto percentuali senza precedenti, un calo dei consumi e del potere di acquisto dei salari e gli altri Paesi europei non ci invidiano affatto. Ben 12.442 imprese hanno chiuso nel 2012, alle quali si vanno ad aggiungere le 4.218 che nel primo trimestre di quest'anno hanno consegnato i libri contabili in tribunale. Sono queste le priorità che quest'Aula deve affrontare, ma secondo il ragionamento del Governo e della maggioranza l'introduzione dell'elezione diretta del Capo dello Stato ovvero il rafforzamento dei poteri del Primo Ministro permetterebbero ai cittadini italiani di affrontare serenamente la giornata.

Perché ci venite a dire che l'Italia ha rischiato di fallire per le riforme costituzionali mancate e non ci dite per il debito mostruosamente accumulato? Ma di cosa parliamo? Il problema, colleghi, è che l'approccio economicistico verso la riforma della Costituzione è ormai un mantra di questo Governo, e lo è a tal punto da aver inserito le riforme costituzionali all'interno della Nota di aggiornamento del DEF che abbiamo approvato la scorsa settimana.

Ieri il ministro Quagliariello è venuto a presentarci la relazione finale dei cosiddetti saggi, esperti che dovevano essere non solo garanzia di competenza giuridico-costituzionale, ma anche e soprattutto di integrità morale. Peccato che cinque di loro siano attualmente indagati dalla procura della Repubblica di Bari per truffa, corruzione, per atti contrari ai doveri di ufficio e falso ideologico! È proprio il caso di dire, purtroppo, che non si può mai star tranquilli. Ma soprattutto, mi chiedo e vi chiedo, cari colleghi: in quali mani è capitata la nostra Costituzione?

Già durante la prima lettura del disegno di legge costituzionale Atto Senato n. 813 avevamo manifestato le nostre perplessità nel merito e nel metodo, evidenziando soprattutto un aspetto: l'inopportunità che il Governo si arrogasse il diritto di promuovere le riforme della nostra Carta costituzionale attraverso l'istituzione di un apposito Comitato al quale attribuire specifici compiti e poteri.

È sotto gli occhi di tutto il fatto che si sia deciso di adottare un metodo che esautora sensibilmente la sovranità del Parlamento. Governo e maggioranza hanno deciso che le modifiche della Costituzione italiana saranno effettuate da un gruppo di quaranta parlamentari più due presidenti appartenenti alla maggioranza PdL-PDmenoelle, cioè a quei partiti che sono responsabili del disastro in cui oggi versa il nostro Paese a quei soggetti politici che hanno per decenni ignorato, inattuato e calpestato la nostra Carta fondamentale e che oggi si arrogano il diritto di modificarla a seconda delle proprie esigenze, mascherandole da esigenze del Paese. Si fa veramente fatica ed occorre un esercizio di fantasia veramente invidiabile, cari colleghi, a considerare come riformatore un processo profondamente viziato nella forma e negli attori che lo conducono. 

Su nostra sollecitazione, avete creato il sito «www.partecipa.it», ma lo schema da compilare era precostituito e non vi era alcuna possibilità di avanzare altre proposte. Non è questa la partecipazione. Troppo spesso è confusa e limitata al suo primo stadio, l'informazione. La vera partecipazione c'è quando i cittadini possono orientare le nostre scelte di politici, possono chiedere ed ottenere il cambiamento di scelte sbagliate e dannose. Il Parlamento dovrebbe essere il primo organo rappresentativo di queste volontà ed invece troppo spesso è inascoltato, come è accaduto in quest'Aula per la riforma della geografia giudiziaria, e si allinea, piegandosi alla volontà del Governo: conformi entrambi, senza spazi per giusti ripensamenti. Dov'è il rispetto per i cittadini?

Per l'ennesima volta messi ai margini di questo processo pseudoriformatore, lo scorso luglio avevamo richiesto con i nostri emendamenti di ridurre da un quinto a un decimo il numero dei parlamentari e da 500.000 a 50.000 quello dei cittadini sufficienti a sottoporre a referendum popolare i disegni di legge che saranno prodotti da questo Comitato per le riforme. Li avete bocciati tutti. Noi vogliamo restituire il ruolo alla sovranità popolare, noi vogliamo migliorare l'impostazione democratica della Costituzione.

Voi volete confermare il bipolarismo e non vi rendete conto che il Paese è stanco delle falsità; ha capito bene che dietro questa apparente contrapposizione si sono celate tutele reciproche di ben altri interessi, non certo dei cittadini  o perlomeno non di tutti i cittadini. Voi volete chiudere gli occhi al cambiamento in atto, al risveglio civico che il nostro Movimento ha promosso e promuoverà inarrestabilmente, nonostante tutti i vostri tentativi di far credere la nostra inutilità, perché spesso utilizzate i nostri slogan, le nostre proposte le fate vostre, ben sapendo che corrispondono esattamente al bene pubblico, ma evitate di far capire che all'origine ci siamo noi a proporre. Certo, perché ci siamo noi cittadini.

Noi, un pezzo di cittadinanza che all'interno di quest'Aula oggi fa appello alle vostre coscienze. Chi di voi vuole essere ricordato per aver contribuito a saldare il passato, invece di attivare il cambiamento, ad instaurare il presidenzialismo, contro ciò che il popolo vuole, ovvero un maggior valore del Parlamento? Chi nonostante il suo buonsenso vuole essere ricordato per questo voti a favore di questo disegno di legge. È una scelta politica. Vi assumerete la responsabilità.

Qualora vogliate, invece, essere ricordati per aver dato vita al cambiamento e aver avuto il coraggio di rispondere alla vostra coscienza contro il vostro partito e non al vostro partito, voterete oggi contro e recupererete con noi il valore di una vera democrazia e di una Costituzione salvata e attuata!


mercoledì 18 settembre 2013

L'IMPEGNO PER LA RICOSTRUZIONE DEI COMUNI "FUORI CRATERE": UNA GRANDE VITTORIA DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE IN PARLAMENTO.



"L'incontro svoltosi al Parco della Scienza di Teramo sulla ricostruzione dei "comuni fuori cratere" è il risultato del diverso approccio con il quale si è deciso nei mesi scorsi di affrontare la gestione della fase post-terremoto, permettendo l'assegnazione del 3% dell'intero ammontare dei fondi previsti per la ricostruzione per il periodo 2014 - 2019, circa 34 milioni di euro, ai Comuni Fuori Cratere". A dichiararlo la cittadina al Senato Enza Blundo intervenendo all'incontro.

"In questo modo - continua Blundo - si applica finalmente quel principio che sostengo da anni e che ho sostenuto con convinzione anche in Senato: la difesa e l'aiuto di tutti, e sottolineo tutti, i cittadini danneggiati dal terremoto del 6 aprile 2009".

"Il Movimento Cinque Stelle - aggiunge la Cittadina - è stato l'unico a far conoscere in Parlamento le istanze della popolazione dei Comuni Fuori Cratere quando, in sede di esame del DDL n. 576 sulle "Emergenze Ambientali", presentammo un Ordine del Giorno, accolto dal Governo il 12 giugno scorso, con il quale si sollecitava l'Esecutivo a consentire il più rapidamente possibile l'utilizzo dei 55 milioni di euro stanziati in favore dei Comuni Fuori Cratere con delibera Cipe n. 135 del 21 dicembre 2012.

"Senza il M5S i partiti del Modello Unico che sostengono questo governo non si sarebbero mai occupati dei cittadini Fuori Cratere, penalizzati dalla gestione Bertolaso - Berlusconi che ha individuato comuni all'interno del cratere sulla base di criteri e valutazioni che si sono rivelate inadeguate. Anche durante la gestione dell'ex Ministro Barca si è compiuto lo stesso errore, trascurando di fatto la problematica".
 

Per il perseguimento dell'esclusivo interesse dei cittadini, in questa nuova fase della ricostruzione, sarebbe opportuno che ciascun comune producesse schede con il numero di pratiche divise per anno e indicanti la somma complessiva nonché la data di primo deposito della pratica,rispettando anche la richiesta sulla richiesta unica di integrazioni. Vigileremo affinché vi sia una gestione esemplare e trasparente, sulla base di un chiaro e diretto riferimento alle schede elaborate dalla Protezione Civile, assicurando la disponibilità dei fondi stanziati, la completa assegnazione di quelli in parte già erogati e l'individuazione di nuovi stanziamenti" conclude la Cittadina